Orti urbani e ritorno alla terra per la salute e il risparmio

Verso la fine degli anni ’70, dietro la spinta della rivoluzione culturale avviata nel maggio del ’68, la coscienza ambientalista e ecologista iniziò a diffondersi a macchia d’olio, soprattutto tra i più giovani, che volevano contrastare lo sviluppo urbano delle città portato avanti a colpi di cemento armato.

Sono passati decenni ormai, il mondo è cambiato, purtroppo non in meglio da un punto di vista ambientale, e il processo post-industriale e il consumismo degli anni ’80 hanno fatto scemare l’interesse delle nuove generazioni nei confronti della natura, del contatto con la terra, con danni enormi da un punto di vista economico. L’agricoltura, infatti, ha registrato una crisi profonda, che è sotto gli occhi di tutti, e non solo degli operatori del settore o degli economisti. 

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Da qualche anno, però, la causa ecologista è tornata alla carica per cercare di combattere contro numerosi nemici, dai combustibili fossili alle industrie chimiche, passando per lo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali fino all’inquinamento stradale. Tutto questo, unito anche ad un rinnovato interesse per la natura, per il biologico, per l’agricoltura sostenibile, ha prodotto un ritorno verso i campi dei più giovani, che hanno smesso di essere etichettati come “braccia rubate all’agricoltura” per tornare ad essere forza lavoro di altissima qualità. 

Tutto questo, unito alla necessità di ridisegnare la struttura urbanistica delle città, ormai vittime del cemento, ha fatto crescere in modo esponenziale il fenomeno degli orti urbani

Orti urbani: boom tra i giovani 

Cos’è un orto urbano? È molto semplice in realtà, si tratta di un piccolo appezzamento di terreno, di solito abbandonato e dismesso, che viene coltivato per produrre frutta e verdura 100% bio.  In aeree urbane ad altra densità demografica, e con conseguente elevato degrado, riuscire a creare un piccolo polmone verde dove si coltivano prodotti della terra è un po’ come cercare di portare la vita e la speranza in zone altrimenti grigie e stressate. 

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, l’interesse nei confronti degli orti urbani non ha colpito solo gli over 65, uomini e donne che, dopo la pensione, decidono di dedicarsi ad una attività quotidiana insieme agli altri, ma è invece molto diffuso tra i giovani, in particolare nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni, come riportato da un rapporto realizzato da Coldiretti e pubblicato nel marzo del 2015.

Italiani che coltivano piante e ortaggi

Come puoi vedere in questa tabella, la prima ragione che spinge giovani e meno giovani a coltivare degli orti urbani è il desiderio di mangiare sano, di recuperare o scoprire i veri sapori di frutta e verdura, che ormai sono completamente mortificati da pesticidi, prodotti chimici, ormoni, antibiotici e sofisticazioni di ogni genere. 

La salute al primo posto, sempre, e sapere che molti giovani, spesso con livelli di istruzione molto elevati, decidono di riscoprire il rapporto genuino con la terra e l’agricoltura per salvaguardare il territorio nel quale, magari, sono cresciuti, è un dato che fa ben sperare per il futuro del nostro Paese. 

Orti urbani: fanno bene all’ambiente, ma anche all’economia 

Ogni azione umana, nel bene e nel male, produce degli effetti collaterali. Nel caso degli orti urbani gli effetti positivi sono evidenti a tutti, sia dal punto di vista ambientale - perché è evidente che creare dei punti verdi coltivati all’interno di aeree urbane ha dei vantaggi sull’aria che respiriamo - ma soprattutto dal punto di vista economico. 

Come registra sempre Coldiretti in un articolo pubblicato nel maggio del 2016, gli orti urbani, e in generale il ritorno della manodopera nel settore agricolo, ha prodotto un segno + molto consistente nel mercato del gardening

  1. motoseghe (+5,8%);
  2. soffiatori/aspiratori (+8,5%);
  3. motozappe (+3,8%);
  4. rasaerba robot (+16%). 

La diffusione sempre più ampia degli orti urbani ha fatto registrare, come ovvia conseguenza, anche l’aumento della vendita di prodotti per la coltivazione, dai semi agli strumenti del mestiere, come vanghe e zappe. Il settore agricolo negli ultimi anni ha avuto una crescita molto significativa, con un aumento annuo di circa il 10% della forza lavoro, in particolare nel Mezzogiorno. 

Questo cosa ci fa capire? Essenzialmente due cose: 

  1. Che l’agricoltura non deve per forza trasformarsi in una costola dei processi industriali;
  2. Che la mancanza di opportunità professionali in campi più gettonati dai giovani italiani si è trasformata in un vantaggio per l’agricoltura, che oggi può contare su due cose: ricambio generazionale e maggiore predisposizione all’innovazione tecnologica.

 Orti urbani in città

Orti urbani: interesse nazionale 

Lo scorso 26 maggio è stato siglato un Protocollo d’Intesa tra l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e Italia Nostra, una associazione nata con l’intento di difendere e proteggere il patrimonio storico, culturale e paesaggistico nazionale. 

Grazie a questo accordo i comuni italiani, attraverso l’associazione che li rappresenta, si impegnano a favorire la nascita, la crescita e lo sviluppo di orti urbani nelle città metropolitane, in città di media densità demografica e in piccoli borghi medioevali, in collaborazione con enti pubblici, scuole e realtà operanti sul territorio. 

È evidente, quindi, che l’attenzione nei confronti degli orti urbani si intensifica ogni giorno di più, grazie proprio alle positive implicazioni sociali, culturali, economiche e ambientali che ne derivano.   

Orti urbani: come realizzarne uno e perché 

Anche se nascono come piccoli appezzamenti di terreno dismessi e riportati in vita dalla buona volontà e dalla passione degli abitanti del quartiere, sono da considerarsi orti urbani tutti quegli spazi coltivati all’interno di un ambiente inconsueto, ovvero non in campagna. 

Ecco che le fioriere sui balconi, i tetti delle case e dei palazzi, piccoli giardini, tutti gli spazi che è possibile dedicare alla coltivazione di fiori, frutta o verdura, sono da considerarsi orti urbani, a patto che vengano gestisti con continuità e con competenza. Si raccomanda, come puoi immaginare, di dedicare alla coltivazione di prodotti della terra degli spazi esposti al sole in modo adeguato e con accesso a punti di irrigazione. 

Altro consiglio che posso darti è quello di diversificare la coltivazione a seconda della stagionalità dei prodotti, in modo da ottimizzare la resa del tuo piccolo orto. La semina dovrà seguire le condizioni climatiche del territorio nel quale vivi, altrimenti potresti ritrovarti con un pugno di mosche in mano. 

Essendo gli orti urbani ubicati in aree abitate, è preferibile non coltivare piante allergeniche, per evitare di creare disagi ai vicini di casa, in particolare ai bambini. Per sapere quali sono le piante da evitare, e comprenderne anche il potere allergenico, ti consigliamo di consultare le schede botaniche realizzate da Arpa Emilia Romagna, molto chiare ed esaustive. 

Sul sito dell’associazione Italia Nostra, inoltre, c’è un utile documento realizzato dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Perugia, nel quale vengono fornite linee guida per la progettazione, l’allestimento e la gestione degli orti urbani. Ti consigliamo vivamente di scaricare il pdf e di leggerlo.  

Se hai il pollice verde, hai a cuore il territorio nel quale vivi e vuoi metterti in gioco in un settore che offre non poche opportunità professionali, allora dovresti pensare seriamente di creare un piccolo orto urbano e dedicartici con tutto te stesso. 

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