I bambini non iniziano a parlare per caso, ma perché stimolati per sviluppare le competenze linguistiche. Vediamo insieme come farlo nel modo migliore.
Apprendere il linguaggio è un processo complesso ed è ancora un mistero come si riesca a svilupparlo in tempi così brevi: un bambino, già a sei anni, è in grado di esprimersi in modo corretto ed ha infatti la stessa competenza linguistica di un adulto che svilupperà sempre di più anche grazie alle capacità di lettura.
Ma questa abilità già strutturata negli esseri umani può essere perfezionata e ampliata grazie all’intervento degli adulti: genitori, nonni ed educatori.
Quali sono le fasi di sviluppo del linguaggio
Fin dalla nascita, i bambini conoscono diverse forme di comunicazione: nei primi mesi di vita non hanno bisogno di parole.
La prima forma di comunicazione è il pianto.
Verso i due mesi si assiste alla fase di cooing. I bambini cominciano ad esercitare l’apparato vocale ripetendo le vocali e dando vita alle prime produzioni sonore simili al linguaggio vero e proprio.
Tra i tre e i sei mesi assistiamo poi alla fase del balbettio: il bambino impara a modulare la voce e tende a ripetere vocali o sillabe (ad es. ma - pa - ca) e sembra rispondere all’adulto, quasi rispettando dei turni di conversazione.
A sei mesi, inizia la fase della lallazione in cui il linguaggio si fa più vario e complesso, ripetendo più sillabe (ad es. ma-ma-ma, ta-ta-ta) a volte scambiate dai genitori per vere e proprie parole, ma in realtà non si può ancora parlare di linguaggio vero e proprio. Fino ai nove mesi ci troviamo davanti allo sviluppo dei prerequisiti per l’apprendimento del linguaggio: esercitandosi il bambino prende coscienza del potente strumento che ha a disposizione ed è in grado di elaborare correttamente alcuni inviti verbali (ad es. “batti le mani”, “dammi la mano”, “fai ciao”).
Dai nove ai tredici mesi, i bambini cominciano ad usare le parole del loro quotidiano legate alle persone (mamma, papà, fratelli e sorelle) e agli oggetti (giocattoli, cibo) e azioni (dormire, mangiare, salutare, leggere). Verso i sedici mesi, il vocabolario di un bambino include circa 50 parole e chiacchiera sia da solo che in compagnia.
A diciotto mesi si assiste ad una vera e propria esplosione del vocabolario, arrivando a triplicare i vocaboli conosciuti entro i venti mesi.
Tra i due e i tre anni, il bambino è capace di formulare frasi semplici con due o tre vocaboli.
Età | Fase | Attività |
2 mesi | Cooing | Ripetizione di vocali |
3/6 mesi | Balbettìo | Ripetizione di vocali e sillabe e rispetto dei turni di conversazione |
6 mesi | Lallazione | Ripetizione di sillabe |
9/13 mesi | -- | Uso delle parole legate al quotidiano |
12 mesi | Olofrase | Con una sola parola il bambino esprime una frase più complessa |
18 mesi | -- | Esplosione del vocabolario (circa 150 vocaboli) |
24/36 mesi | -- | Frasi semplici (due o tre vocaboli) |
36 mesi | -- | Strutture basi delle frasi (ma ancora alcune difficoltà grammaticali) |
Dai tre anni in poi, i bambini sono in grado di apprendere (ed utilizzare) le strutture base delle frasi di una lingua, anche se possono essere presenti ancora alcune difficoltà dal punto di vista grammaticale (ad es. uso del plurale e dei pronomi).
Come stimolare il linguaggio del bambino
Secondo i logopedisti, bisogna sempre tenere a mente che il processo evolutivo è individuale, quindi cambia da bambino a bambino per motivi diversi che sono principalmente di genere (le femmine parlano di solito prima dei maschi), genetiche e ambientali (i bambini che crescono con genitori verbalmente poco attivi possono mostrare segni di ritardo nell’evoluzione linguistica).
Fondamentale diventa quindi l’interazione verbale tra bambino e adulto, in varie forme:
- Parlare e comunicare molto col tuo bambino è di certo l’attività principale per stimolare lo sviluppo delle sue capacità linguistiche. E farlo nel modo corretto (senza ricorrere al “mammese” o al “bambinese”), senza storpiare le parole, ma preferendo parole semplici e chiare.
- Leggere o raccontare storie e favole, “recitandole”, cambiando voce e intonazione, magari rendendolo partecipe in prima persona
- Evitare di sgridarlo o fargli fretta se fatica a parlare perché ogni bambino ha i suoi tempi e i suoi ritmi: la fatica di un giorno può rivelarsi temporanea.
- Descrivere le azioni che fai, anticipa l’istinto di conoscenza tipico dei bambini: mentre gli fai il bagnetto o lo cambi pronuncia i nomi delle parti del corpo; mentre gli prepari il pasto, nomina i vari oggetti e cibi che usi; e così via.
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Quando e perché il bambino può tardare a parlare
In inglese vengono chiamati “late bloomers”, cioè bambini che sbocciano tardi, quelli che a due anni parlano poco (o niente), ma hanno un normale sviluppo socio-affettivo e intellettivo.
Confrontare le capacità verbali di tuo figlio con il resto del mondo non deve diventare la regola: anzi, è un paragone che andrebbe evitato.
Se il tuo bambino conosce un numero minore di parole rispetto ai suoi coetanei o parla poco per natura o non ha raggiunto gli stessi obiettivi di fratelli o sorelle maggiori, non per forza significa che qualcosa non va.
Di solito, a due anni, un bambino può:
- avere un vocabolario di 50 parole
- nominare 10 cose che fanno parte del suo quotidiano (mamma, papà, nonni, persone familiari, cose e animali)
- richiedere cose specifiche (ad es. pera, banana, succo)
- formulare frasi senza verbi (ad es. pappa buona, nanna bimbo)
In questo periodo dello sviluppo, i bambini aggiungono una parola al giorno al loro vocabolario personale, esprimono cosa piace e cosa no, mostrano interesse verso gli altri bambini della stessa età, iniziano a riconoscere i colori e i numeri (fino a 5 o 10) e amano fare domande e rispondere a domande semplici.
I casi in cui potrebbe essere utile rivolgersi ad uno specialista sono quelli in cui:
- il vocabolario è sottodimensionato e non si arricchisce
- il bambino non riesce ad utilizzare schemi d’azione per attività semplici (ad es. usare il cucchiaio per mangiare)
- il bambino non risulta interessato in generale all’interazione e alla comunicazione.
In questi casi lo specialista può dare indicazioni preziose e suggerimenti su possibili attività e piccoli accorgimenti da utilizzare (soprattutto in casa) per stimolare correttamente il bambino.
- Ripetere le storie è importante: se il bambino chiede di riascoltare una determinata storia/favola, è perché ha bisogno di conoscerla a memoria prima di poter fissare nel proprio vocabolario le parole che la compongono.
Conclusioni
Non è mai troppo presto per interessarsi allo sviluppo della comunicazione e del linguaggio dei bambini: nonostante la variabilità fisiologica dello sviluppo del linguaggio, è possibile fare riferimento a delle tappe ben precise, tutte utili per sviluppare e affinare le vie sinaptiche. Ma per accompagnare il tuo bambino nell’acquisizione di un vocabolario forbito, l’elemento più importante rimane l’interazione verbale (alternando parole e silenzi) e il tuo personale rapporto con lui.
Fonti dell’articolo:
- Maria Montessori, La scoperta del bambino, Garzanti Libri
- Piero Angela, Da zero a tre anni, Mondadori
- Favorire lo sviluppo del linguaggio, consigli di UPPA, un pediatra per amico (https://www.uppa.it/educazione/linguaggio-e-scrittura/favorire-lo-sviluppo-del-linguaggio/)
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