Tumore al seno: terapie sempre più efficaci ma la prevenzione resta l’arma vincente

Il tumore al seno è particolarmente temuto dalle donne, soprattutto dopo una certa età. Eppure grazie ad una attenta prevenzione e ai recenti progressi medici, una percentuale sempre maggiore di donne riesce a superare questo momento difficile. Vediamo i metodi di prevenzione più efficaci, le terapie disponibili e dove trovare il giusto sostegno psicologico.

Quali sono i sintomi del tumore al seno? Quali i rimedi e quale la strategia preventiva?                            

La medicina contemporanea consente di attivare delle efficaci strategie preventive fatte di controlli periodici e screening che hanno consentito negli anni di ridurre moltissimo la pericolosità di alcune malattie.

Una di queste è il tumore al seno che se da un lato ha visto un aumento dei casi conclamati nel corso del 2016 (circa 2 mila in più rispetto all’anno precedente), ha raggiunto - dall’altro lato - un altro traguardo importante: vedere diminuire costantemente gli esiti fatali. “La guarigione [...] riguarda l’80-90 per cento delle donne colpite dalla neoplasia. Un grande successo (della ricerca e della terapia) se si pensa che circa 25 anni fa le donne “guarite” erano il 60 per cento.”

L’aumento dei casi di guarigione è da imputare principalmente all’aumento delle buone pratiche di prevenzione, come è stato dichiarato e dimostrato con numeri e fatti, durante il “Breast Journal Club. L'importanza della ricerca in oncologia”, un convegno annuale che si è tenuto a marzo dello scorso anno nel capoluogo partenopeo: “La prevenzione continua a essere la prima arma con un tumore dal quale oggi si può guarire, con prospettive e qualità della vita in molti casi pari alle donne che non contraggono la malattia. Proprio a dimostrazione dell'efficacia dei programmi preventivi, molte regioni in Italia stanno coinvolgendo in questo percorso le over 45 perché, quando la malattia è individuata in fase precoce, le guarigioni superano il 90%.”

Prevenzione del tumore al seno: buone pratiche quotidiane ed esami di controllo regolari

Ci sono delle scelte di vita che ogni donna può fare per contribuire a ridurre il proprio rischio e per aumentare la probabilità che una malattia come il tumore al seno venga individuato in una fase iniziale determinandone fortemente le probabilità di guarigione.

Innanzitutto si tratta di abitudini quotidiane da adottare: limitare l’uso di alcol, fare regolare attività fisica e mantenere il peso sotto controllo, sono le prime, semplici norme che statisticamente riducono l’incidenza delle neoplasie. Anche l’allattamento materno, se prolungato per diversi mesi, può contribuire a ridurre il rischio di cancro al seno.

Ma al di là dei cambiamenti da apportare nello stile di vita, la cosa più importante che una donna possa fare è seguire le linee guida per una diagnosi precoce. In tal modo non si impedisce alla malattia di attecchire, ma si può tenere sotto controllo la salute, intervenendo - in caso di necessità - in un momento in cui le probabilità che la terapia abbia successo sono maggiori.

Quali sono le regole per una diagnosi precoce del tumore al seno?

Per individuare precocemente una qualsiasi modificazione del seno femminile occorre osservarlo ed esaminarlo periodicamente. Si tratta per lo più di controlli periodici, che occorre ricordare con puntualità quando arriva la menopausa.

1) Visita ginecologica almeno una volta l’anno

Non tutti i ginecologi effettuano un controllo al seno durante le visite annuali alle proprie pazienti, tuttavia è possibile chiedere di effettuare una semplice visita di controllo sin da giovanissime.
Questo esame visivo e tattile effettuato da uno specialista è fondamentale per individuare precocemente delle anomalie.

2) Autopalpazione

L'autopalpazione è un esame che ogni donna può effettuare a casa propria a partire dai 20 anni e nei giorni tra il 7° e il 14° giorno del ciclo. Questo tipo di controllo permette di conoscere profondamente l'aspetto e la struttura normale del seno e quindi di poter cogliere precocemente qualsiasi cambiamento.

L’autoesame del seno prevede due fasi:

  • la prima di osservazione, che permette di individuare mutazioni nella forma del seno o del capezzolo;
  • la seconda di palpazione, che può far scoprire la presenza di piccoli noduli che prima non c'erano.

“Quando si parla di autopalpazione si pensa solo a un esame per la ricerca di noduli nella ghiandola mammaria, ma in realtà grazie a questo esame possono emergere altri segnali che devono spingere a consultare un medico, come retrazioni o cambiamenti della pelle, perdite di liquido dai capezzoli e cambiamenti di forma della mammella”.

3) Mammografia ogni 2 anni dopo i 50.

“La mammografia è il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. Le Linee guida del Ministero della Salute suggeriscono di eseguire una mammografia ogni 2 anni, dai 50 ai 69 anni di età, ma la cadenza può variare a seconda delle considerazioni del medico sulla storia personale di ogni donna”.

Nelle donne che hanno una familiarità in genere si comincia prima, “verso i 40-45 anni. In anni recenti la discussione sulla utilità della mammografia (che individua molti tumori, come i carcinomi duttali in situ, che non avrebbero probabilmente bisogno di trattamenti aggressivi) ha portato molti medici a considerare la possibilità di suggerire età di esordio e frequenza della mammografia sulla base delle caratteristiche della singola paziente piuttosto che sulla base di linee guida e screening uguali per tutte.”

Quando parlarne con il medico: i sintomi del tumore al seno

Il primo segnale da non ignorare è la presenza di noduli: piccole “palline” dure sotto pelle, che generalmente si rilevano al tatto e che possono immediatamente generare ansia e preoccupazione nella donna.
C’è da dire innanzitutto che la comparsa di questi “noccioli” può essere attribuibile a molte cause benigne, come attività ormonale premestruale (in questo caso i noduli spariscono in qualche giorno), cisti oppure di fibroadenomi.
Avere uno o più noduli, perciò, non significa la presenza di un tumore maligno.

Se insieme al nodulo si evidenziano rigonfiamenti o tensioni che non si avevano prima, sia sulla mammella che nella zona delle ascelle, bisogna farlo presente al ginecologo o al medico e sottoporsi a esami più approfonditi.

Un altro segnale importante da tenere sotto controllo è la forma dei capezzoli e se si riscontrano anomalie o perdite di liquido da uno dei due seni è bene parlarne con il medico.
Anche delle difformità della pelle del seno può essere un’osservazione da segnalare e in particolare irritazioni persistenti, aspetto a buccia d’arancia, arrossamenti.

Quali sono gli esami più approfonditi da fare se si sospetta un tumore al seno?

Nel caso di qualsiasi sospetto, se il seno cambia forma, se ci si accorge di noduli che prima non c’erano oppure se si avverte semplicemente dolore, è bene approfondire le ricerche per ottenere una diagnosi quanto più precisa possibile e ridurre al massimo i rischi.

Il medico o lo specialista saprà consigliare, quando è il caso, alcuni tra gli esami che indagano più profondamente la situazione e in particolare:

  • Ecografia che si può fare anche in giovane età e si consiglia soprattutto quando vengono individuati dei noduli;
  • Eco-color doppler, un'ecografia che mostra i vasi sanguigni che alimentano il nodulo e permette di capire se la natura del nodulo è benigna o maligna. L'esame dura pochi minuti ed è indolore;
  • Ago aspirato, un prelievo di cellule dal nodulo sospetto attraverso un ago poco più spesso di quello delle normali siringhe. Le cellule vengono sottoposte a un esame citologico che permette di individuare la loro natura;
  • Scintigrafia della mammella, un tipo di radiografia particolarmente sensibile, in grado di individuare le piccole lesioni. Permette di seguire un tracciante radioattivo (precedentemente iniettato) attraverso le vie linfatiche;
  • Duttogalattografia (o galattografia), un altro tipo di radiografia della mammella, consigliata qualora vi sia una secrezione sospetta dal capezzolo, per capire quale sia la sua origine e a cosa sia dovuta, e cioè per scongiurare eventuali formazioni patologiche;
  • Risonanza magnetica, un esame che sfrutta i campi magnetici per ottenere le immagini delle sezioni interne del corpo (a volte può richiedere la somministrazione di un mezzo di contrasto); dura circa mezz'ora ed è indolore.

Tipi di tumore al seno

I tumori al seno non sono tutti uguali. Alcuni di essi sono meno pericolosi di altri e persino la terapia per combattere le cellule maligne è differente. Così, se fino a qualche decennio fa l’unica possibilità di sopravvivere era la mastectomia, ovvero l’asportazione ella mammella, oggi ci sono procedimenti terapeutici specializzati per ciascun tipo di carcinoma.

I tipi individuati sono 4:

Carcinoma lobulare: la sua aggressività è ridotta, nel senso che lo stato delle cellule è in fase pre-tumorale e rappresenta solo un rischio per la donna di ammalarsi di carcinoma mammario. Questo tipo di tumore è indicato anche con la sigla LIN (che si rifà al nome inglese e che sta per intraepiteliale lobulare). La terapia si limita alla semplice asportazione dell’area interessata dal tumore.

Carcinoma duttale in situ: anche questo tipo di tumore è considerato una precancerosi, ma è già un po’ più pericoloso del precedente perché tende a riformarsi, inoltre per la sua caratteristica impalpabile, può essere individuato solo dal radiologo che, eseguita la mammografia, lo riconosce come microcalcificazione.

Carcinoma lobulare infiltrante: si tratta di un vero e proprio tumore al seno, anche se più raro del carcinoma duttale. Viene individuato grazie alla mammografia alla quale spesso viene affiancata la risonanza magnetica per ulteriore approfondimento.

Carcinoma duttale infiltrante: è il tumore alla mammella più comune e frequente e si riscontra in un unico nodulo che cresce in un punto preciso della ghiandola mammaria.

Secondo le statistiche, nel nostro Paese il tumore alla mammella è il più frequente dopo quelli della pelle e riguarda il 30% dei casi di carcinoma nelle donne. Questo significa che ogni 10 diagnosi di tumore, 3 sono al seno.

l rischio di ammalarsi di tumore al seno va diviso in 2 tipi: il primo è quello basale “di genere”, legato al fatto di essere donna e l'altro invece è connesso allo stile di vita”. Sono le parole di Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell'Ospedale San Raffaele Resnati di Milano ed esperta di temi che riguardano l’età della menopausa, quella nella quale si concentrano i rischi maggiori.

Secondo Graziottin, per rischio basale bisogna intendere il fatto di esser donna e quello di essere, per genere, più esposta al problema. Il rischio basale dice che “1 donna su 10 potrebbe ammalarsi di tumore alla mammella nel corso della vita senza aver assunto alcun ormone (estrogeno, progestinico o androgeno)”.

La notizia positiva è che uno stile di vita sano può ridurre molto il rischio di ammalarsi, anche in presenza di predisposizioni genetiche. “Per ridurre il rischio bisogna intervenire sugli stili di vita modificabili:

  • Mantenere un buon peso corporeo, cioè essere normopeso (che non vuol dire inseguire la magrezza a tutti i costi).
  • Curare gli stati infiammatori che portano alla depressione, cioè comprendere l’importanza di mantenere un corpo sano poiché interviene nella modulazione degli stati psichici. [..]
  • Eliminare il fumo e ridurre l’alcol: uno studio recente ha dimostrato che se la donna beve 2 bicchieri o più di vino al giorno il rischio relativo di tumori al seno aumenta del 75%.
  • Avere un sonno regolare. La carenza di sonno cronica è un fattore di stress biologico potentissimo perché aumenta il cortisolo e l’adrenalina, responsabili dell’aumento dell’infiammazione. Aumenta inoltre la greinina che incrementa l’appetito per i cibi dolci e grassi”.

Terapia per il tumore al seno

“Le donne affette da tumore al seno hanno oggi a disposizione una gamma molto vasta di terapie per sconfiggere o controllare la malattia – scrive il sito dell’Airc, l’Associazione italiana per la Ricerca sul Cancro – radioterapia, chirurgia e numerose opzioni farmacologiche. I ricercatori aggiungono ogni giorno nuovi tasselli alla conoscenza dei meccanismi che regolano la crescita e la progressione del tumore e questo consente di scegliere la cura più adatta al singolo caso, ma la scelta rimane comunque molto difficile.”

La difficoltà sottolineata dalla dottoressa Graziottin risiede sicuramente nella consapevolezza, acquisita da un numero sempre maggiore di donne, che la terapia potrebbe essere anche lunga e protratta nel tempo, oltre che richiedere – in alcuni casi – degenze in ospedale.

Non è detto però che il tumore al seno debba condurre necessariamente a invasivi interventi chirurgici di mastectomia, ovvero di rimozione della mammella.

Di base si possono individuare 4 approcci terapeutici che vengono proposti in base al parere medico e a seconda del tipo e dello stadio della malattia:

  • chemioterapia, cioè una forma di terapia dei tumori che si attua somministrando uno o più farmaci detti antiblastici o citotossici, nella maggior parte dei casi per via endovenosa. Tali farmaci hanno la capacità di distruggere le cellule che si moltiplicano e quindi in particolare, ma non esclusivamente, le cellule anormali che danno origine al tumore.
  • Ormonoterapia, che consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività degli ormoni estrogeni, ritenuti coinvolti nell’insorgenza e nello sviluppo di almeno un terzo dei tumori mammari. Questa terapia viene somministrata principalmente per via orale.
  • Terapia biologica, di relativa nuova applicazione, consiste nella introduzione nel corpo, per via generalmente endovenosa, di anticorpi monoclonali, cosiddetti “farmaci a bersaglio”, ossia farmaci intelligenti in grado di riconoscere selettivamente e colpire in modo specifico una proteina presente sulle cellule tumorali. In questo modo permettono di limitare al massimo gli effetti collaterali della chemioterapia classica.
  • Radioterapia che avviene per somministrazione di radiazioni in dosi prestabilite, sulla parte del corpo colpita. È una terapia indolore e viene somministrata in uno studio radiologico e viene stabilita la sequenza dei giorni nei quali bisogna sottoporsi alla cura (che può essere anche quotidiana).

Una di queste terapie elencate può anche essere eseguita prima dell’intervento chirurgico, e in questo caso viene definita “neoadiuvante”, oppure successivamente come prevenzione di una recidiva.

Mai sole, l’importanza dell’aiuto psicologico dopo la diagnosi

Non è facile affrontare una malattia oncologica, l’eventuale intervento chirurgico oppure le terapie che seguono. È per questo che in Italia sono nate associazioni e gruppi di aiuto che seguono le persone che scoprono di essere malate, sin dal primo momento, confortando essi stessi e le loro famiglie con un necessario supporto psicologico.

Una di queste associazioni è l’Andos Onlus, Associazione nazionale donne operate al seno che si occupa, nello specifico, di assistere le pazienti alle quali è stata praticata una mastectomia terapeutica: “È molto complesso per una donna gestire la menomazione risultante da un intervento al seno: insieme al tumore, infatti, sembra che sia stata asportata anche l’immagine di sé. La cancellazione, o comunque la minaccia, a una parte del corpo che culturalmente rappresenta la femminilità in tutte le sue accezioni (materna, erotica, simbolica) può generare un sentimento di crisi dell’identità, un senso di perdita irreparabile e di rabbia. Inoltre, la paura delle conseguenze fisiche delle terapie amplificano questa sensazione di perdita di controllo sul proprio corpo. Sono sentimenti condivisi più o meno da tutte le donne, normali reazioni a un evento forte e traumatico.”

La psiconcologia, ovvero il sostegno psicologico pre e post terapia oncologica, è un servizio necessario, che aiuta il percorso terapeutico: “Si tratta di [combattere, ndr] un disagio che si manifesta con sintomi propri dell'ansia e della depressione, conseguenti ad una situazione di stress emotivo molto elevato e protratto nel tempo - spiega Gabriella Pravettoni, odinario di psicologia cognitiva all’Università Statale di Milano e direttore dell'unità di psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia - Il peso psico-emotivo comincia infatti nel momento in cui arriva la diagnosi, accompagna la donna durante tutto il percorso diagnostico e terapeutico e che prosegue poi nel tempo perché si devono imparare ad accettare i cambiamenti fisici, della qualità della vita, di equilibri e esigenze diverse. I progressi della scienza medica hanno portato ad un esponenziale aumento nel numero delle terapie disponibili e di comprovata efficacia per la cura del tumore al seno”.

Per conoscere i centri ospedalieri italiani dove è presente un servizio di assistenza psicologica specifica per i pazienti oncologici, la Fondazione Veronesi mette a disposizione un piccolo motore di ricerca dove vengono segnalati i nosocomi per regione.

Donazioni e supporto per la ricerca sul cancro al seno

La ricerca è fondamentale nella lotta alla malattia e per questo molti centri di eccellenza nel mondo lavorano tutti i giorni alacremente per cercare nuove terapie efficaci che riducano anche gli effetti collaterali.

Anche tu puoi sostenere la ricerca effettuando una donazione a uno dei centri italiani o internazionali, come la Fondazione Veronesi, che ha attivato la campagna “Pink is Good” espressamente dedicata ai tumori della mammella, dell’utero e delle ovaie, oppure destinando il 5 per mille a Lilt, Lega italiana per la Lotta ai Tumori

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