Conto deposito o conto corrente? Quali sono le differenze e quali scegliere

Individuare la soluzione più adatta ad accogliere i risparmi familiari può richiedere la conoscenza di alcuni meccanismi e dell’offerta sul mercato e delle esigenze della famiglia. Ecco quali sono.

Oggi tutte le famiglie italiane (o quasi) hanno un conto corrente che viene utilizzato per gestire le utenze domestiche, per riscuotere gli stipendi, per effettuare acquisti, anche online, con carte di credito o debito. Si tratta di uno strumento indispensabile e di uso quotidiano, che ha perso un po la sua valenza di luogo dove depositare i risparmi.

 

Mettere da parte i tuoi risparmi senza rischi

In un’epoca in cui i tassi dei conti correnti sono a zero, il conto di deposito sembra essere la via migliore per tenere un “salvadanaio” che cresce (anche se poco) ogni anno.

Il conto deposito è una specie di trasposizione del vecchio libretto di risparmio: si tratta di un conto senza fido (ovvero senza possibilità di prelevare più soldi di quanti ne siano stati depositati) e con funzionalità ridotte rispetto a un conto corrente. Solitamente sono infatti permessi solo depositi e prelievi, oltre alla possibilità di vincolare delle somme per un dato periodo di tempo.

È proprio questa possibilità che rende i conti di deposito più convenienti per un uso “salvadanaio” rispetto ai conti correnti che, vedremo più avanti, sono da intendere diversamente.

Sulle somme cosiddette “libere”, ovvero non vincolate ma semplicemente depositate e tenute là in attesa di una decisione sul loro uso, i tassi applicati dai conti deposito, mediamente, sono sì più alti dei conti correnti ma rimangono comunque poco appetibili.

I tassi ad oggi più vantaggiosi – facendo un rapido confronto online sui conti di deposito con capitale libero – raramente si spingono oltre lo 0,5% lordo (ovvero 0,37% netto). 

Il discorso cambia se decidi di vincolare delle somme per un dato periodo di tempo. In questo caso potresti godere di tassi maggiori, che crescono man, mano che aumenta il periodo di vincolo. Seguendo sempre la medesima ricerca online, i tassi possono variare da un minimo dell’1,50% lordo (per vincoli a 12 mesi) fino a un massimo di 1,80% (sempre lordo) se decidi di tenere bloccate le tue somme depositate per almeno 3 anni. Una quota che consente comunque di preservare il potere d’acquisto.

Preservare il potere d’acquisto negli anni con un conto di deposito

È chiaro, ora, che un conto deposito – più del conto corrente – ha una funzione di “risparmio”. Questo significa che dovremmo essere attenti a verificare che, nel corso del tempo, le somme depositate non perdano valore per via dell’inflazione.

Un modo per “tamponare” l’inflazione è senza dubbio costituito dagli interessi annuali che le nostre somme possono garantire ma per comprendere se le condizioni sono veramente vantaggiose (a medio termine) è necessario considerare l’operazione di deposito e vincolo in toto, calcolando anche le spese eventuali di apertura e tenuta conto oppure i costi delle singole operazioni.

Così come già avviene per i conti correnti, molti conti deposito offrono la possibilità di mantenere i propri risparmi a zero spese, ma non sempre. In alcuni casi bisogna calcolare l’imposta di bollo sulle giacenze (solitamente 0,2%) e altre volte è necessario considerare le spese per le operazioni.

Per essere certi della convenienza, è necessario innanzitutto calcolare il tasso reale, ovvero il rendimento effettivo al netto dell’inflazione.
Al tasso reale di interesse occorre sottrarre le spese di tenuta conto annuali e quelle per le operazioni (stimate).  Ad esempio:

Scelgo di depositare 10.000 euro su un conto deposito che mi offre un tasso annuo (reale) dell’1,11%. L’imposta di bollo è di 60 euro (costo medio proposto per depositi superiori a 5 mila euro) ma le operazioni di deposito e prelievo costano 2 euro ognuna. Calcolo di effettuare 2 operazioni all’anno perché voglio lasciare intatto il mio capitale. Il conto che dovrò fare sarà:

10.000 x 1,11% = 111 euro (quanto mi frutta il mio conto il primo anno)

111 – 60 (imposta di bollo) – 4 (costo di 2 operazioni) = 47 euro (quanto otterrò in forma netta grazie al mio deposito)

È questo l’unico modo per esser certi che il conto deposito scelto sia veramente vantaggioso.

Funzionalità gratuite ma tassi quasi a zero per i conti correnti

Pur non essendo uno strumento propriamente nato per il risparmio, le banche hanno messo a disposizione dei propri correntisti una serie di strumenti volti a tenere sotto controllo il bilancio familiare. Sono un esempio le App che aiutano a tracciare le entrate e le uscite (delle stesse banche o di terze parti) del mese o del periodo così da poter conoscere movimenti e finanze familiari e ottimizzarne l’uso.

Moltissimi conti correnti sono offerti oggi a zero spese di mantenimento e offrono addirittura carnet di operazioni gratuite online o allo sportello. Ma a fronte di queste gratuità vengono offerti tassi di interesse vicini (o pari) allo zero. Da un lato è vero che questo non dovrebbe costituire un problema, dal momento che il conto corrente non va inteso come forma di risparmio. Dall’altro però, se l’uso che si fa del conto è sporadico e blando, potrebbe essere preferibile avere un piccolo interesse annuo sulle giacenze e scegliere di pagare invece le commissioni sulle operazioni.

Dunque la possibilità di scegliere tra differenti conti correnti a diverse condizioni è la chiave per trovare la convenienza e il risparmio. In generale bisogna analizzare e tenere in considerazione [3]:

  • Costi fissi applicati all’apertura del conto e richiesti alla chiusura, canoni mensili o annuali;
  • Imposta di bollo se è addebitata al correntista (caso più frequente) oppure è a carico della banca;
  • Costi variabili che possono attenere alle operazioni effettuate, ad esempio se c’è un carnet gratuito oltre il quale vengono conteggati i costi delle operazioni oppure se ci sono delle franchigie;
  • Tasso creditore è quello che viene utilizzato, su base annua, per calcolare gli interessi sulle somme depositate. Bisogna tenere a mente che sugli interessi lordi va scorporato il 20% di ritenuta fiscale;
  • Tasso debitore sono gli interessi passivi che si pagano sullo scoperto nel caso in cui il titolare del conto corrente prelevasse più soldi di quanti ve ne siano depositati;
  • Logica di capitalizzazione descrive tempi e modi nei quali vengono addebitati i costi e accreditati gli interessi maturati.

Cambiare banca per trovare la convenienza: ecco come fare

La prima cosa da fare è capire quali sono i servizi bancari utilizzati con maggiore frequenza e quali sono le proprie abitudini di utilizzo degli stessi. In pratica è importante essere consapevoli quanti bonifici si fanno in un mese/anno, se si preleva più all’ATM della banca oppure di altre banche, se si fanno spesso operazioni all’estero, etc.

Questa fotografia ti sarà utilissima per iniziare la ricerca della banca “perfetta” per te, ovvero quella che ti offra le migliori condizioni per i servizi a te necessari.

Per analizzare i costi potrai guardare:

  • L’ISC, ovvero l’Indicatore Sintetico dei Costi, cioè un documento contenuto all’interno del foglio informativo (obbligatoriamente). Il suo valore è ottenuto sommando costi annuali fissi e variabili del conto. Bisogna essere consapevoli che l’ISC rappresenta un costo indicativo in quanto calcolato su profili medi di utilizzo, pertanto potrebbe essere differente dal costo reale che dipende sempre dall’utilizzo che l’utente ne fa.
  • Il tasso di interesse remunerativo offerto sulle giacenze

Se dopo la tua ricerca hai capito di voler cambiare banca, sappi che oggi traslocare un conto corrente è un’operazione estremamente semplice. Basta recarsi presso una filiale del nuovo istituto di credito scelto per ospitare il proprio conto (oppure spesso anche sul sito web dello stesso) e fare una richiesta formale di trasferimento.

La nuova banca provvederà all’espletamento di tutte le pratiche, compreso il trasferimento degli eventuali pagamenti automatici, come i RID delle bollette o dell’utenza mobile. Il trasferimento di conto è gratuito per l’utente e deve avvenire – secondo quanto stabilito dal Testo Unico Bancario – entro 12 giorni lavorativi dalla finalizzaizione della richiesta (se si tratta di un conto semplice, senza titoli collegati) [4].

Conclusioni e consigli finali

Se il tuo obiettivo è mettere da parte un gruzzolo per un utilizzo futuro allora il conto di deposito può essere una buona soluzione. Per individuare quello che fa per te ricorda di controllare:

  • Il tasso reale di interesse;
  • L’impatto di tutte le spese correlate al conto (apertura, chiusura, operazioni, etc);
  • L’opportunità di far crescere il tasso vincolando una parte o tutto il capitale per un tot di mesi.

Se invece hai necessità di avere uno strumento di gestione quotidiana e “smart” del tuo credito, dovresti preferire un conto corrente, strumento più flessibile e multiforme che ti consente anche di avere una molteplicità di soluzioni di pagamento a disposizione, dai vecchi assegni, fino al trasferimento di denaro tramite App, alle carte di credito e di debito.

Anche in questo caso il consiglio è analizzare l’offerta di mercato per trovare quello economicamente più conveniente per te. Per farlo ti servirà:

  • Un quadro chiaro dell’utilizzo delle funzioni del conto che durante l’anno fai (prelievi, bonifici, operazioni all’estero, in EU o su Paesi Terzi, etc);
  • L’ISC delle banche che stai valutando che ti darà l’idea dei costi medi;
  • Il tasso di interesse applicato sulle tue giacenze.

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