Giochi educativi da fare con i figli: anche i videogames possono aiutare

"Videogames" e "genitori" sono due parole che insieme spesso risuonano come capriccio o bisticcio. In questo articolo illustriamo una serie di applicazioni e giochi per i giovani e i giovanissimi che possono far divertire imparando anche qualcosa di utile.

Già da diversi anni ormai i videogiochi si sono emancipati, da passatempo per ragazzi a momento di intrattenimento e interazione per tutte le età. Qualche mese fa perfino il Comitato Olimpico Internazionale ha stupito tutti con la proposta di inserire i tornei videoludici tra le discipline olimpiche. L’offerta del resto è sempre più ampia, visto che alle console tradizionali (PlayStation, Nintendo, PC), si affiancano anche le app per dispositivi mobili. Un panorama così vasto nel quale spesso è difficile orientarsi. Vediamo quindi come distinguere i contenuti appropriati per fascia d’età e come utilizzare i videogiochi a scopo educativo.

Imparare con i videogiochi si può: si chiama Gamification

Il gioco “come comportamento umano (e anche animale) sta nel rendere possibile l’apprendimento al riparo dai rischi dell’azione vera e propria” - sostiene Vittorio Campione[1], esperto di sistemi educativi.

L’idea di apprendere tramite il gioco non è una novità, ma, quando si parla di tecnologia, nonostante l’esplosione degli strumenti, c’è ancora molta titubanza sul valore dei videogiochi, soprattutto in ambito educativo e scolastico.

Uno studio[4] dell’Università di Catalogna con la collaborazione del General Hospital di Boston, ha dimostrato che i videogiochi possono potenziare le aree cerebrali:

  • responsabili dell’attenzione, rendendole più reattive agli stimoli ed efficienti e migliorando sia l’attenzione a lungo termine che quella selettiva;
  • connesse alle attività motorie e la coordinazione oculo-manuale;
  • collegate alla capacità di problem-solving, quindi la capacità di risolvere problemi di varia complessità;
  • correlate alla abilità di ragionamento, strettamente connesse alle materie scientifiche.

Infatti, videogiocare si traduce in impegno, costanza e concentrazione per il raggiungimento di un obiettivo, sbagliando e imparando per tentativi, provando e riprovando senza però sentirsi inferiori ad altri.

Ovviamente, questi sono i risultati che sono stati notati in caso di uso e non di abuso (in termini di ore) dei videogiochi. Compito degli adulti è di aiutare i più piccoli ad alternare le esperienze e i canali di contatto, affiancando ai videogiochi altre forme di informazione e di distrazione, come libri, sport e giochi all’aperto.

Videogiochi: la classificazione PEGI per scegliere in modo adeguato

Prima di addentrarci nei suggerimenti di videogame educativi per i nostri ragazzi, c’è un concetto che dobbiamo comprendere: la classificazione dei videogiochi che possiamo acquistare, online o offline.

Si chiama PEGI[7] (Pan European Game Information) ed è “il metodo di classificazione valido su tutto il territorio europeo usato per classificare i videogiochi attraverso cinque categorie di età e otto descrizioni di contenuto”.

Le classificazioni, che riguardano i contenuti e non i livelli di difficoltà, oggi presenti sul mercato sono:

  • PEGI 3, cioè adatto a bambini di età superiore ai 3 anni
  • PEGI 7 che indica un videogioco adatto nei contenuti a bambini di età superiore ai 7 anni
  • PEGI 12 attribuito a videogame adatti a ragazzi di età superiore ai 12 anni
  • PEGI 16 assegnato a giochi adatti a ragazzi che hanno più di 16 anni
  • PEGI 18 concesso a giochi adatti ai maggiorenni, per contenuti e immagini.

Il metodo della classificazione si applica non solo ai videogame ma anche ai siti online che possono contenere dei giochi. In questi casi, come specificato sul sito ufficiale pegi.info, se al gioco viene assegnata l’etichetta PEGI OK vuol dire che il suo contenuto è adatto a giocatori di tutte le età, cioè non contiene:

  • violenza
  • attività o allusioni sessuali
  • scene di nudo
  • linguaggio scurrile
  • gioco d’azzardo
  • uso o promozione di droghe
  • uso o promozione di tabacco e alcool
  • scene spaventose.

Proposte di videogiochi educativi

Ecco una selezione di giochi che ti permetteranno di affrontare temi diversi, anche in base all’età dei giocatori.

Overcooked, per imparare il lavoro di gruppo e la gestione del tempo

Ci troviamo di fronte a un gioco di cucina di gruppo (da 1 a 4 giocatori) per imparare l’importanza di collaborazione e cooperazione, oltre che la pianificazione e la gestione del tempo. Lavorando in squadra, tu e gli eventuali compagni di gioco e “chef” dovrete preparare, cucinare e servire una varietà di gustosi ordini prima che i clienti vadano via urlando indignati.

Classificato come PEGI3, prevede sfide che mettono alla prova la memoria ed altre in cui sarà necessario completare le operazioni in un tempo prestabilito.

Il gioco è disponibile per XBox One, PlayStation 4 e PC.

MeteoHeroes: imparare la sostenibilità si può

In questo gioco interattivo si possono prendere le vesti di sei piccoli supereroi che si allenano per esercitare i loro poteri. La loro specialità è evocare fenomeni meteorologici: possono lanciare fulmini, creare nuvole e tempeste, far soffiare il vento, far nevicare o sciogliere i ghiacci. Il giocatore sarà chiamato ad affrontare una serie di prove che danno modo di scoprire come la natura risponda agli eventi atmosferici e quanto alcuni elementi naturali siano fondamentali per l’equilibrio della Terra. In questo caso l’elemento avvincente è la catastrofe sempre immnente. L’obiettivo? Come nella più classica delle storie di eroi è salvare il Pianeta.

Per ogni livello superato il giocatore conquista una MeteoCard, una sorta di attestato che certifica la conoscenza del funzionamento gli eventi meteorologici reali che spesso si scatenano anche intorno a te.

Il gioco è clasificato come PEGI3 ed è disponibile per sistemi IOs e Android.

Minecraft: per allenare creatività e capacità comunicativa

Secondo il Ministro Franceschini, intervistato alla Milan Games Week: “è sicuramente un gioco dai molti risvolti, in cui convivono insegnamenti di matematica, educazione civica, geometria e – mi verrebbe da dire – anche di filosofia. Per i ragazzi di oggi Minecraft è un po’ come i Lego per noi”.

Minecraft è più che un videogame: è un fenomeno (diventato) globale. Permette di esprimere al massimo la propria creatività, a grandi e piccini, capace di migliorare le capacità comunicative dei giocatori (e non solo). Ha fatto notizia il caso del bambino autistico di sei anni che proprio grazie a Minecraft ha imparato a comunicare con il mondo a lui circostante.

Per questi motivi è già stato adottato come vero e proprio strumento in molte scuole, sia all’estero che in Italia.

La grafica è piuttosto semplice anche perché tutto il “mondo” Minecraft è fatto a cubetti un po’ come i classici giochi di costruzioni. I cubetti sono la base dalla quale si parte per costruire oggetti o case di ogni tipo. Il giocatore veste i panni di un personaggio che vive nel mondo Minecraft. In questo ambiente c’è una ciclicità temporale basata su giorno e notte che dura in totale 20 minuti. Per sopravvivere bisogna costruire, innanzitutto un rifugio, perché il mondo è popolato anche da mostri cattivi, oltre che da alberi, sassi, terra, oggetti e animali di vario genere.

Il giocatore può esplorare il mondo alla ricerca di oggetti con i quali realizzare armi, attrezzi da lavoro, case, dando vita a una vera e propria città.

Il gioco è classificato PEGI7 ed è disponibile su IOs, Android e PC o anche per PlayStation. [2]

Life is Strange: l’adolescenza in un videogioco

Dulcis in fundo, una storia sull’adolescenza che affronta i temi con cui i nostri ragazzi possono essere chiamati a confrontarsi ogni giorno: cyberbullismo, isolamento, amicizia, primi amori.

Un gioco in 5 episodi che fa riflettere sulle nuove scoperte legate all’età del cambiamento e alle situazioni a volte complesse da affrontare, in cui la protagonista ha il potere di riavvolgere il tempo e quindi di poter rivivere le situazioni, cambiando le conseguenze.

La protagonista Maxine, una giovane 18enne che scopre il suo potere dopo un terribile omicidio. Questa sua abilità la spinge a mettere in atto una serie di azioni (che è il giocatore a dover fare) per scongiurare altri misfatti, trasformandola in una specie di investigatore che deve architettare strategie e trucchi per cambiare le sorti del destino, quello che lei riesce a “prevedere” attraverso visioni, oppure che riesce a cambiare riavvolgendo il tempo. In questo contesto ci sono moltissimi altri personaggi con i quali Maxine (quindi il giocatore) deve interagire per sventare i pericoli e scongiurare assassinii e incidenti: un’amica con problemi di droga, un compagno di scuola bullo, la figlia di una ricca famiglia dall’apparenza snob e cattiva, il geek che sa tutto di serie tv e molti altri.

Il gioco è stato classificato come PEGI 16 ed è disponibile per PlayStation, XboX e inoltre per Windows, Mac e Linux.

Conclusioni

Per i nostri ragazzi, nativi digitali, i videogiochi non potranno mai essere elementi accessori delle loro vite. Il ruolo degli adulti è educarli all’utilizzo di questi strumenti in combinazione con altri momenti di interazione.
Per chi volesse sperimentare nuove modalità educative, questi videogiochi sono un buon punto da cui partire, tenendo bene a mente i temi trattati e l’età consigliata:

  • Overcooked che insegna la gestione del tempo e l’importanza della collaborazione e della cooperazione e allena la memoria;
  • CityRain, FutureFlow e CleanUp che affrontano il tema dell’ambiente insegnando le pratiche della sostenibilità e come mantenerla tramite le nuove tecnologie oltre a insegnare l’origine degli eventi atmosferici;
  • Minecraft che contiene insegnamenti di educazione civica, matematica e geometria e migliora le capacità comunicative di chi ci gioca e aguzza l’ingegno;
  • Life is Strange che avvicina gli adolescenti alle situazioni reali e complesse che si possono trovare a fronteggiare nella vita di tutti i giorni, imparando a gestire emotività e circostanze, caratteri difficili e compagni di scuola problematici.

Fonti

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