Liberi professionisti insieme: cos'è e quali sono i vantaggi dello studio associato

Ridurre i costi e integrare i servizi. Sono queste le molle che spingono i professionisti a stringere alleanze per riuscire a competere sul mercato. Ecco le forme associative tra i professionisti più usate, come realizzarle e i loro vantaggi e svantaggi.

In tempi di sharing-economy, multidisciplinarietà e specializzazioni professionali anche il concetto di lavoro è cambiato, soprattutto per i liberi professionisti che prediligono sempre più spesso di associarsi, collaborare e condividere per questioni di opportunità.

 

Studio associato: cos’è, quando sceglierlo e perché

Per un giovane professionista che voglia sfruttare appieno opportunità e collaborazioni con “colleghi” fidati e affidabili, la costituzione di uno studio associato[1] può essere il primo passo verso una maggiore stabilità economica.

Uno studio associato può essere costituito con una scrittura privata (autenticata da un notaio) o un atto pubblico. Il documento deve riportare nome, cognome e titoli professionali degli associati e deve essere trasmesso a tutti gli ordini professionali competenti.

In uno studio, ciascun associato risponde della propria responsabilità professionale nei confronti del cliente con cui instaura un rapporto lavorativo, regolato da una lettera di incarico, ma il compenso per ogni prestazione deve essere effettuato dall’associazione, che - da un punto di vista fiscale - necessita l’apertura di una partita iva presso l’Agenzia delle Entrate.

In termini fiscali, il reddito prodotto da un’associazione è inteso come reddito da lavoro autonomo[2] (dunque non reddito di impresa) e viene regolato dall’articolo 5 del DPR n. 917/86. In termini semplici, i compensi sono percepiti dall’associazione e le quote di partecipazione agli utili sono proporzionate agli incarichi di ciascun associato (salvo diversa indicazione nell’atto costitutivo).

Ogni studio associato deve presentare la propria dichiarazione dei redditi, ma non risulta soggetto ad imposte dirette: ogni associato sarà soggetto a tassazione IRPEF, in proporzione al reddito prodotto all’interno dell’associazione. Lo studio associato è invece soggetto al pagamento dell’IRAP (Imposta Regionale Attività Produttive) e agli studi di settore.

A livello previdenziale, ciascun associato deve risultare iscritto alla Cassa di Previdenza del proprio ordine professionale.

Spese in uno studio associato: quali e come ridurle

Per iniziare le attività e costituire uno studio associato ci sono delle spese da sostenere. Innanzitutto quelle di costituzione di quella che, di fatto, è una ditta, ovvero un’entità con la sua partita iva e il suo statuto. Per questo c’è bisogno della consulenza di un notaio del quale bisogna considerare la parcella. Bisogna tener conto inoltre delle spese annuali necessarie per la consulenza di un commercialista, oltre agli obblighi relativi alla sicurezza sui luoghi di lavoro (nel caso di uno o più dipendenti).

Far parte di uno studio associato, permette contemporaneamente di ridurre le spese per sostenere una professione tramite la possibilità di:

  • affittare un ufficio più grande in condivisione con gli altri professionisti associati. A una metratura maggiore infatti corrisponde, di solito, un costo percentuale frazionato per stanza minore. Questo significa che una stanza in uno studio composto da 2 vani costerà mediamente di più di una stanza in uno studio composto da 5 vani. [3]
  • dedurre i costi di una o più automobili (dai redditi dello studio associato) intestate allo studio [4];
  • assumere dipendenti e collaboratori ripartendo l’incidenza degli emolumenti fra i professionisti che ne usufruiscono;
  • condividere attività di marketing e pubblicità online e offline, come ad esempio la realizzazione di un sito web, di campagne di vario tipo, di realizzazione di volantini.

L’associazione fra professionisti offre inoltre alcuni vantaggi:

  • permette di ripartire i costi per beni e servizi necessari alla vita di studio (ad esempio stampante, servizi telefonici, adsl, ma anche una macchina per il caffé, etc);
  • permette di avere differenti professionalità e competenze a disposizione, specialmente quando si parla di studi associati fra professionisti differenti (ad esempio commercialisti e avvocati oppure psicologi e medici, etc);
  • può migliorare l’aspetto generale dello studio grazie a una serie di servizi aggiuntivi che possono essere “acquistati” in condivisione (ad esempio un servizio di segreteria);
  • si possono offrire servizi più completi all’utenza e aumentare il proprio business beneficiando (ove non in concorrenza diretta) dell’afflusso di clienti.

In merito a quest'ultimo punto, bisogna sottolineare che quello fra il professionista e il suo cliente resta un rapporto individuale pertanto è possibile regolarizzarlo tramite un contratto oppure una lettera di incarico, in ogni caso utilizzando i mezzi e le modalità che sono abituali per quel professionista o per quella categoria. La prestazione, però, può coinvolgere anche persone legate allo studio.

Per quanto riguarda l’aspetto previdenziale chi fa parte di uno studio associato continua a versare contributi alla propria cassa professionale.

Società tra professionisti (Stp): lo studio associato si evolve

Un’alternativa più recente, in termini temporali, rispetto alla possibilità di costituire uno studio associato è la Società tra professionisti, spesso abbreviata con la sigla STP.

Le Società tra Professionisti permettono l’associazione fra lavoratori appartenenti alle cosiddette professioni protette o riconosciute, quelle cioè che sono tutelate da un ordine professionale, un collegio e/o un albo specifico. Rientrano tra le professioni protette – ad esempio – i veterinari, gli ingegneri, gli avvocati, i commercialisti, gli esperti contabili, i periti assicurativi o anche i giornalisti, etc.

Le Stp sono regolamentate dall’art. 10 della Legge 12 novembre 2011 nr. 183 e dal successivo decreto attuativo DM Giustizia nr. 34 del 08/02/2013. [5]

La STP può assumere diverse forme giuridiche ed è qui che risiede la differenza maggiore con lo studio associato. Questo significa che la STP è una società (spesso una Srl) e pertanto può avere un nome di fantasia (tenendo conto delle norme deontologiche) non associato necessariamente a uno dei professionisti soci.

La STP può prevedere lo svolgimento di diverse attività professionali e può avere pertanto un carattere multidisciplinare. A questo proposito si possono inserire nella STP anche soci “non professionisti” come investitori oppure come persone che svolgono attività tecniche. Tuttavia i due terzi del capitale sociale e la maggioranza dei voti per le decisioni deve essere riservata ai soci professionisti.

Come per lo studio associato, anche la STP deve essere iscritta al Registro delle Imprese e l’iscrizione deve essere poi notificata all’ordine, collegio o albo di riferimento.

Nonostante sia possibile costituire una Stp dal 2013, in realtà questa formula non è mai decollata, continuando a preferire la professione esercitata in forma individuale o associativa, perché questa soluzione risulta troppo incerta in termini di regime fiscale.

Coworking: meno costi e più servizi

La nuova frontiera del lavoro, il coworking consiste semplicemente nella condivisione di spazi e servizi lavorativi, mantenendo la propria indipendenza professionale.

Uno spazio pensato ed adattato anche allo svolgimento di eventi e meeting, che incoraggia e favorisce incontri, sinergie e partnership tra professionisti e professionalità diverse. Un coworking è ufficio condiviso già arredato e completo di attrezzature: stampanti, connessione a internet, elettricità, acqua e gas.

Una condivisione senza vincoli societari o associativi che frutta collaborazione rapida ed immediata tra coworkers, ideatori e creatori di prodotti e servizi a costi ridotti (o almeno condivisi) e per questo in costante vantaggio competitivo rispetto ad entità già presenti sul mercato.

I vantaggi del coworking sono sicuramente legati alla immediatezza della soluzione e all’indipendenza del professionista: dall’oggi al domani il professionista può “affittare una postazione” in un coworking a costi decisamente più contenuti rispetto a qualsiasi ufficio tradizionale.

Conclusioni

Quando si lavora per conto proprio, con una propria partita Iva, come libero professionista, ci sono delle spese – a volte molto sostenute – che bisogna considerare per portare avanti le attività. Spesso tra le più onerose ci sono quelle per l’affitto di uno studio.  Per questo la forma di studio associato può essere la soluzione ideale.


I vantaggi di lavorare come libero professionisti con la formula dello studio associato sono:

  • possibilità di dividere le spese per la gestione dello studio;
  • possibilità di dedurre i costi di attrezzature o addirittura di un’automobile;
  • possibilità di assumere personale che serve l’intero studio (es. una segreteria);
  • poossibilità di fornire al pubblico un panorama di competenze più ampio e completo.

Naturalmente prima di valutare questa opportunità c’è bisogno che i professionisti abbiano già un proprio business avviato perché lo studio associato non va inteso come una forma adatta in fase di avvio di professione. Questo perché ci sono comunque delle corpose spese da sostenere.

Fonti per questo articolo:

  • Disciplina giuridica degli studi di assistenza e consulenza, Gazzetta Ufficiale n. 291, 16/12/1939  
  • Redditi prodotti in forma associata, TUIR 
  • Blog Affitto
  • Fisco 7 
  • Eusebi Associati 

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