Caregivers, il welfare si fa in famiglia

La popolazione italiana invecchia sempre di più e le famiglie sono spesso chiamate a prestare assistenza ai propri anziani in casa. Si tratta di un lavoro faticoso e, a maggior ragione se i nostri cari dipendono da noi, è importante tutelarsi dagli imprevisti. 

Un esercito dedito all’assistenza, simbolo di un welfare fai da te in grado di coniugare, spesso fra mille difficoltà, vita privata, lavoro, famiglia. Secondo l’Istat i caregiver italiani, “i donatori di cura”, sono [1] 8,5 milioni pari al 17 per cento dell’intera popolazione nazionale. Di questi soltanto 900mila lo fanno per lavoro. Il resto, pari a 7,3 milioni, è costituito da una massa di persone che assistono a titolo gratuito un congiunto malato, per lo più un genitore anziano, o non autosufficiente. Un quarto di queste persone svolge l’attività di assistenza per almeno 20 ore ogni settimana.

 

Chi è il caregiver italiano e il suo ruolo sociale?

Le culle sono sempre più vuote e la popolazione italiana continua a diminuire e a invecchiare. L’[2] Istat al 1° gennaio 2020 ha certificato che i residenti ammontavano a 60 milioni 317mila, 116mila in meno su base annua. A colpire è soprattutto il divario crescente tra nascite e decessi: ormai per 100 persone decedute arrivano soltanto 67 bambini (dieci anni fa erano 96). Il risultato è un progressivo e finora inarrestabile ulteriore rialzo dell’età media: 45,7 anni al 1° gennaio 2020. In questo scenario che vede il Paese spopolarsi e invecchiare il ruolo dei caregiver assume un enorme valenza dal punto di vista sociale.

Ma qual è l’identikit del “donatore di cure”? Il caregiver è di certo donna. Secondo uno studio compiuto da [3] Ipsos su un campione di 800 italiane per quasi 9 donne su 10 il caregiving familiare è una realtà quotidiana. Come se non bastasse per 1 su 5 è un impegno sentito come gravoso. Si tratta di figlie, madri, sorelle di persone non autosufficienti che nell’ombra prestano assistenza ai propri cari senza alcun riconoscimento. Una situazione particolarmente impegnativa in particolare dopo lo scoppio dell’epidemia di Coronavirus che con il lockdown ha comportato una riduzione dell’operatività dei servizi diurni per disabili.

 

La necessità di una legge

Sono molti i Paesi europei che riconoscono e tutelano la figura del caregiver con un apposito provvedimento normativo garantendo loro la possibilità di godere di giorni di vacanza per assistere il congiunto bisognoso. Nel nostro Paese al momento è in vigore la Legge 104 che, però, si limita a regolamentare i permessi dal lavoro e a garantire dei sostegni economici. Siamo lontani da una norma complessiva anche se in Senato è fermo il disegno di legge numero 1461 che punta a riconoscere il valore sociale di questa figura. Allo stato attuale gli unici riferimenti a livello nazionale al caregiver familiare e al suo lavoro si trovano nella legge 205 del 2017, la legge di bilancio 2018, che ha istituito un fondo nazionale con una dotazione di 20 milioni di euro all’anno per il triennio 2018-2020, innalzata poi a 25 milioni con la legge di bilancio dell’anno successivo. A livello locale, invece, l’Emilia Romagna ha fatto da apripista con l’approvazione di una norma regionale nel 2014.

 

L’importanza di tutelarsi dagli infortuni

Assistere una persona non più autosufficiente si traduce spesso in un impegno fisico piuttosto gravoso. Si pensi alla necessità di spostare un caro da una stanza a un’altra. Per questo motivo gli incidenti e i piccoli infortuni sono sempre in agguato, considerato anche il fatto che il luogo di attività per antonomasia per il caregiver è proprio la casa, posto tutt’altro che sicuro. I numeri dicono ogni anno [4] 4,5 milioni di italiani sono vittime di infortuni domestici.

Nella maggior parte dei casi, a causare questi incidenti, è la distrazione, un evento quindi molto casuale. Proteggere sé stessi, soprattutto quando si è impegnati in attività di assistenza a casa, diventa quindi un’esigenza. Gli strumenti per farlo sono rappresentati dalle polizze infortuni come Pronto Protetto Via Special di MetLife. Grazie alla formula homelover bastano 18,20 euro al mese per su una somma giornaliera utile a far fronte alle conseguenze degli infortuni meno gravi in caso di gesso, ricovero o convalescenza.

In concreto? Se ci facciamo male in casa possiamo ricevere fino a 300 euro per ogni giorno di ricovero e fino a 150 euro per ogni giorno di ingessatura. In aggiunta la polizza prevede fino a 1.000 euro di rimborso per le spese mediche affrontate, oltre a servizi di assistenza (compresi nel costo della polizza) che forniscono un aiuto concreto per affrontare le emergenze (l’invio di un medico o di un’ambulanza) e le cure (invio di un fisioterapista o di una collaboratrice domestica).

Non solo: visto che le mura domestiche sono sempre più affollate, tra lavoro da casa e didattica a distanza, con pochi euro in più è possibile assicurare anche il partner o l’intero nucleo familiare. Fai un preventivo e scopri la formula più adatta a te.

[1] Fonte Istat https://www.istat.it/it/archivio/204655

[2] Fonte Istat https://www.istat.it/it/archivio/238447

[3] Fonte Ipsos https://www.ipsos.com/it-it/l-caregiving-familiare-nel-nostro-paese-e-soprattutto-donna

[4] Fonte Iss https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/i/incidenti-domestici