Infortuni sul lavoro: come evolve l'Italia

Il 27 aprile è stato festeggiato il Safe Day, giornata mondiale per la sicurezza sui luoghi di lavoro. Ma a giudicare dai numeri, quest’anno non è iniziato al meglio, almeno in Italia.

Già nei primi quattro mesi del 2016 si contano infatti 184 incidenti mortali sul lavoro, di cui un quarto circa nei cantieri edili (secondo l’Osservatorio Indipendente di Bologna). Nel 2015, secondo i dati INAIL, le morti sul lavoro hanno raggiunto quota 1.172, segnando un +16% rispetto al 2014.

Proprio i numeri elevati, hanno attirato l’attenzione dei Governi, sia Europeo che Italiano, che si sono ritrovati a parlare spesso in materia di sicurezza sul lavoro. La EU-OSHA (European Agency for Safety and Health at Work), agenzia di informazione dell’Unione Europea, ha calcolato che circa un quinto dei lavoratori della UE soffrono lo stress lavoro-correlato e sono esposti a fattori di rischio psicosociali: cause di malessere da debellare nelle aziende per ridurre ripercussioni in termini di giorni di lavoro persi, morale basso dei lavoratori e conseguenti prestazioni lavorative ridotte.

Sicurezza sul lavoro: stress e fattori di rischio

Lo stress nasce come un processo di difesa e adattamento da parte del nostro corpo alle circostanze quotidiane che viviamo. Quando percepiamo che le risorse a disposizione per far fronte alle richieste lavorative non sono sufficienti, ecco che lo stress entra in gioco; ma nonostante la natura psicologica che lo distingue, in alcuni casi può anche influenzare la nostra salute fisica.

In molti oggi usano la parola stress con significati diversi: alcuni lo confondono con la semplice pressione legata alle sfide che ogni giorno ci troviamo ad affrontare; alcuni lo vivono come un “ricatto” imposto; alcuni invece lo considerano una vera e propria malattia destabilizzante.

In realtà, a far soffrire non è quasi mai lo stress, ma gli effetti correlati e il nostro modo di affrontarlo, gestirlo e risolverlo, tenendo conto della naturale sovrapposizione di fattori personali e professionali tra le possibili cause.

Stress lavoro-correlato: la regolamentazione in Italia

Ad oggi, anche in Italia esiste una precisa normativa che regolamenta la valutazione e la gestione dello stress sul posto di lavoro. E nel Testo Unico della Salute e della Sicurezza nei luoghi di lavoro non poteva che essere inserita una sezione dedicata espressamente ai datori di lavoro per valutare correttamente il rischio da stress lavoro-correlato, secondo regole europee.

La Direttiva Europea obbliga i datori di lavoro a proteggere i lavoratori ostacolando e riducendo il formarsi di rischi per la salute e la sicurezza, sia psicologica che fisica.

Questo si è tradotto in una serie di azioni specifiche da compiere all’interno delle aziende: dalla valutazione dei rischi cui possono essere sottoposti i lavoratori (fondamentali già per una fase preventiva di gestione dei fattori di stress), all’installazione dei sistemi di sicurezza necessari, fino alla fase di formazione e informazione aziendale per garantire un utilizzo corretto di strumenti e procedure.

Procedure aziendali per la sicurezza sul lavoro

1. Valutazione dei rischi

La legge impone alle imprese di valutare i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, impegnati in una specifica attività e in un preciso luogo. Per la corretta valutazione il datore di lavoro deve identificare i rischi tipici legati alla specifica professione del lavoratore, i rischi del contesto in cui viene svolta l’attività e gli eventuali rischi da interferenza dell’attività con il luogo in cui si effettua.

Ad esempio, per una ditta di pulizie ingaggiata in una clinica, i rischi tipici sono legati al trasporto di scale o strumenti di lavoro, i rischi del contesto hanno a che fare con quelli collegati al contatto con particolari sostanze o luoghi che necessitano di particolari attenzioni (come una sala operatoria), i rischi da interferenza sono invece relativi al venire a contatto con persone malate o infettate).

La valutazione dei rischi produce un documento generale sui rischi e deve essere rielaborata nel caso di modifiche al processo produttivo e, in caso di nuove imprese, deve essere redatto entro i primi 90 giorni di attività.

2. Dispositivi di protezione

Partendo dai dati raccolti nella fase di valutazione, il datore di lavoro deve organizzarsi per dotare il luogo di servizio con i dovuti servizi di prevenzione e protezione, sia in ottica individuale (strumenti che proteggono ogni singolo lavoratore in base ai luoghi d’azione) che in ottica collettiva (strumenti che eliminano un rischio per tutti i lavoratori). La legge attuale impone al datore di lavoro di preferire una risoluzione collettiva ad una individuale.

Procedure aziendali per la sicurezza sul lavoro

Ovviamente i dispositivi devono essere conformi agli standard qualitativi previsti per legge.

3. La formazione

Affinché la prevenzione contro gli infortuni (fisici - legati alla pericolosità dell’ambiente di lavoro - e psicologici - legati allo stress lavoro-correlato) sia efficace, deve essere messa in campo un’azione di formazione aggiornata e completa da dedicare ai lavoratori aziendali, a tutti i livelli.

lavoratori devono essere portati a conoscenza dei rischi per la loro salute e sicurezza strettamente connessi all’attività che sono chiamati a svolgere, delle procedure di primo soccorso, anti-incendio ed evacuazione del luogo di lavoro, sui referenti in caso di necessità, siano essi altri lavoratori, responsabili o addetti al servizio.

 

Sicurezza sul lavoro: il ruolo dei lavoratori

Ovviamente, visto che il datore di lavoro non è uno psicologo e non è pensabile che risolva ogni sintomo di malessere in azienda, il suo impegno nella prevenzione deve essere affiancato dall’impegno dei singoli lavoratori a prendersi cura di sé e dei loro colleghi, evitando omissioni e favorendo un rapporto quanto mai sincero tra le parti e volto al bene comune: perché questo è l’azienda, un bene comune da proteggere e in cui vivere in totale serenità, per il bene di tutti.

Soluzioni pubbliche e private

Se la prevenzione e la protezione messe in atto non dovessero essere sufficienti ad evitare situazioni di pericolo, a darci serenità può essere la presenza di un’assicurazione che garantisca a noi e ai nostri cari di poter continuare a fruire di un paracadute che ci permetta di mantenere il tenore di vita cui siamo abituati.

In Italia, esiste un’assicurazione obbligatoria disciplinata per legge ed è operativa anche nel caso in cui il datore di lavoro non versa i contributi: quest’assicurazione dà diritto ad un risarcimento o una retribuzione sostitutiva in caso di incidente che determini la morte o l’inabilità permanente del lavoratore, ma la somma da assicurare dipende dal reddito del lavoratore e definisce eventuali beneficiari per legge.

Un’assicurazione privata invece può essere stipulata da chiunque (anche da casalinghe) ed è possibile scegliere le somme da assicurare e permette di definire liberamente i beneficiari della polizza.

La questione da tenere a mente è che, nonostante sia disciplinata per legge, l’assicurazione obbligatoria segue dei criteri di indennizzo che fanno riferimento a parametri, regole e tabelle definite proprio dalla stessa INAIL.

Bastano pochi confronti diretti e mirati per renderci conto che l’assicurazione privata è un’integrazione ormai necessaria all’assicurazione obbligatoria, trasformando dei limiti imposti in libertà personali: l’INAIL ad esempio, a differenza delle assicurazioni private, non rilascia indennizzi al di sotto di una certa soglia percentuale di danno invalidante, l’indennità giornaliera erogata dall’INAIL è calcolata a partire dalla retribuzione media dell’assicurato invece che determinata dall’assicurato, in casi di infortuni mortali è previsto un beneficio una tantum il cui importo è stato stabilito con Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali invece che determinata liberamente da chi stipula il contratto.

La "patente a punti" per le aziende

Dal 2011 è ferma in Parlamento una proposta di “patente a punti” anche per le aziende: un’iniziativa che vuole premiare le aziende che lavorano in sicurezza osservando le leggi e rispettando i lavoratori. Potrebbe essere la strada giusta da percorrere per ridurre drasticamente gli infortuni sul lavoro. E nell’attesa che l’ipotesi diventi legge, valuta la possibilità di integrare l'assicurazione obbligatoria con una privata.