Famiglie monoreddito: quando a lavorare è solo la donna

Nelle famiglie monoreddito, l'unico percettore di reddito ha la responsabilità di portare a casa lo stipendio e gestire le finanze della famiglia. Quando questa responsabilità spetta alla donna, è quest'ultima che deve coniugare il ruolo di mamma con quello di lavoratrice. Diamo qualche consiglio su come gestire al meglio questa situazione non semplice. Inoltre, esistono degli aiuti per le famiglie monoreddito? Quali?

 

Per qualcuno è una scelta, per altri una condizione non prevista né volontaria: fatto sta che avere un solo stipendio in casa nel nostro Paese non è affatto raro. Fino a poco tempo fa “L'Italia deteneva il record europeo delle famiglie monoreddito”, come ha dichiarato in un articolo sul Corriere della Sera, la professoressa Paola Profeta, docente alla Bocconi ed esperta di economia di genere.

Osservando infatti i dati pubblicati dall'Istat lo scorso dicembre 2015 è evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione che coinvolge quasi la metà delle famiglie italiane: sarebbero il 44,7% con un reddito medio annuo di 16.690 euro. La percentuale è scesa, rispetto alla stessa inchiesta dell'anno precedente, di 1,6 punti percentuali a confermare anche la leggera flessione dei dati sulla disoccupazione, ma le quote cambiano di poco.

Il rapporto dell'Istat che segnala il fattore, lo pone come indicatore di disagio economico e in effetti in molti casi l'essere famiglia monoreddito coincide anche con una situazione di difficoltà, ma è altrettanto vero che per qualcuno, uomo o donna che sia, restare a casa a occuparsi degli impegni domestici e spesso dei figli è una scelta ponderata, meditata e felice. 

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Capita sempre più spesso di incontrare famiglie monoreddito per scelta, che raccontano di come, il fatto che uno dei due coniugi o conviventi resti a casa, abbia un valore intrinseco, retto da un'idea di decrescita, di lentezza, di sostenibilità. Una scelta tra l'ideologia, la filosofia e l'etica che per queste persone ha rappresentato una soluzione. Un mondo diverso dal modello contemporaneo di famiglia che si potrebbe – se non immediatamente condividere – quantomeno considerare come una delle opzioni possibili. 

Una famiglia che cambia: più donne occupate e imprenditrici 

Nella casistica nazionale delle famiglie monoreddito cresce anche quelle dove è la donna ad essere percettore di stipendio e l'uomo a restare a casa, a prendersi cura dei figli e delle faccende quotidiane.

Secondo i numeri dell'Istituto Nazionale di Statistica infatti su 500 mila famiglie quasi la metà è sostenuta finanziariamente dalla donna. Sembrano infatti in crescita (+4,2%) i nuclei familiari in cui è la donna a mantenere economicamente tutta la famiglia. 

Partendo dal presupposto che non c'è nulla di strano, è interessante notare come in meno di 70 anni, e con una impennata decisa negli ultimi 15, il concetto tradizionale di famiglia italiana si sia decisamente trasformato, abbandonando un impianto prevalentemente patriarcale. 

Analizzando i dati sull'occupazione, si possono sintetizzare ed evincere almeno tre situazioni-tipo dalle quali questo tipo di famiglia trae origine. 

La prima ragione potrebbe trovarsi in un leggero ma costante aumento dell'occupazione femminile negli ultimi 5 anni, un dato certo positivo, anche se l'asticella non riesce a superare il 50% delle occupate: “Pur in presenza di un tasso di attività ridicolo (47% che diventa 31% al Sud) la disoccupazione femminile dall’agosto 2014 all’agosto 2015 è scesa del 7,3%”. 

Il secondo dato sul quale riflettere, anch'esso sintomatico, è l'aumento delle partite Iva e delle imprese in rosa che, secondo l'Osservatorio sull'Imprenditoria Femminile di UnionCamere crescono con un ritmo impressionante: se si considerano le startup innovative, una su otto vede a capo una donna; ancor più importante è il numero delle cosiddette imprese “under”, ovvero quelle rappresentate da un amministratore che abbia meno di 35 anni. In questo caso un terzo delle oltre 600 mila aziende di questo tipo in Italia, vede una donna al comando. In totale le imprese al femminile (dati di dicembre 2015) sono quasi 1,3 milioni, ovvero una su cinque. Una parte di questi aumenti è senz'altro dato dagli incentivi all'autoimprenditorialità in rosa che gli ultimi governi hanno spesso concesso. 

L'ultima, ma non meno importante ragione, che ha potuto incidere sull'aumento dei casi di famiglia monoreddito dov'è la donna che lavora, è una conseguenza del calo dell'occupazione e dei licenziamenti di massa del 2009/2011 che ha coinvolto moltissime famiglie italiane. In questo caso, sempre guardando alle statistiche, è stato prevalentemente l'uomo ad aumentare le cifre della disoccupazione. In questa situazione, con buona probabilità, è stata la donna a prendere le redini delle finanze familiari mantenendo il suo impiego come principale fonte di reddito.

Uomo alle prese con i lavori di casa

Famiglie monoreddito: incentivi e welfare 

In linea di massima non ci sono incentivi destinati espressamente alle famiglie monoreddito. Tuttavia il governo ha confermato anche per il 2016 l'erogazione di alcune misure di sostegno al reddito che sono rivolte a quei casi di difficoltà oppure a famiglie numerose, indipendentemente dal fatto che al bilancio familiare contribuisca uno o più stipendi. 

L'unica misura che può essere indirettamente collegata alla questione, riguarda il cosiddetto “Nuovo congedo parentale” che, pur non facendo riferimento diretto alle famiglie monoreddito, permette un lungo periodo di assenza dal lavoro di uno dei genitori, fino a 12 anni. I riferimenti di legge si trovano nel testo del Consiglio dei Ministri dell'11 luglio 2015 che ha provveduto ad approvare i decreti definitivi del Jobs Act in merito alla conciliazione lavoro famiglia, estendendo il congedo parentale non retribuito dagli attuali 8 anni del figlio ai 12 anni compiuti e quello parzialmente retribuito (30%) fino ai 6 anni del figlio e a fino agli 8 anni per le famiglie a basso reddito.

Tuttavia esistono altre agevolazioni fiscali per le famiglie, valide per tutto il 2016, accessibili anche da quei nuclei familiari dove è solo un genitore a lavorare. Ecco un elenco aggiornato: 

1)  Bonus bebè 2015/2017: il Decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del  27 febbraio 2015 prevede un contributo per le famiglie con figli da 0 a 3 anni con ISEE entro i 25. mila euro. Questo contributo è rivolto ai nuclei familiari per ogni figlio nato (o adottato) tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017 e la domanda deve essere presentata da uno dei genitori, convivente con il figlio. L'entità del contributo varia da 960 a 1920 euro, a seconda del reddito Isee dichiarato. 

2) Assegno per le famiglie numerose: per famiglie numerose si intendono quelle con 5 o più componenti (genitori + 3 figli). In questo senso la maggior parte dei Comuni ha stanziato una misura di sostegno che prevede un assegno che viene erogato nei casi in cui ci siano almeno 3 figli minorenni in famiglia. Il bonus va richiesto tramite Caf o direttamente sul sito dell'Inps. 

3) Esenzione dal ticket sanitario: nel 2015 sono entrate in vigore nuove norme che prevedono l'esenzione totale o parziale dal pagamento del ticket sanitario. Le principali casistiche che possono riguardare le famiglie monoreddito sono:

- Bambini al di sotto di 6 anni che fanno parte di una famiglia con Isee inferiore ai 36.151,98 Euro.

- lavoratori che hanno perso l'occupazione, che si trovano in uno stato di cassa integrazione, di mobilità o di contratto di solidarietà: per questi soggetti è prevista l'esenzione dal pagamento del ticket per visite, esami specialistici e assistenza. L'esenzione riguarda anche i familiari a carico ed è stata estesa fino al 31 dicembre 2016. 

4) Bonus libri scolastici: è un tipo di agevolazione che viene erogato e stabilito autonomamente dalle Regioni, per cui ogni Ente delibera ogni anno quali sono le condizioni e i requisiti di accesso da parte delle famiglie. 

5) Sconti sulle bollette e le utenze domestiche: in questo caso si tratta di agevolazioni fiscali dirette che vengono concesse alle famiglie a basso reddito. Per tutto il 2016 sono stati confermati: 

- Bonus luce e gas. Entrambi vanno richiesti tramite Caf e permettono di ottenere uno sconto in bolletta valido per 1 anno. Il limite di reddito ISEE per accedere al contributo è 7.500 euro, che sale a 20mila per le famiglie numerose con più di 3 figli a carico.

- Sconti sulla TARI (tassa sui rifiuti). Anche in questo caso lo sconto dipende dal Comune di residenza che può decidere in autonomia la quota di sconto e i requisiti di accesso.

- Agevolazioni fiscali sull'affitto: consente di detrarre dalla dichiarazione dei redditi con modello 730 o Unico le spese di locazione dell'abitazione principale, fino a 300 euro per chi ha un reddito complessivo massimo di 15.493,71 euro e fino a 150 euro per chi è tra i 15.493,71 euro e 30.987,41 euro. 

6) Agevolazioni Mutuo Prima Casa: già nel 2014, il Ministero del Tesoro aveva stanziato 650 milioni di euro (Gazzetta Ufficiale 31 luglio n° 226/2014) per aiutare i nuclei familiari mono genitoriali con minori, i giovani con meno di 35 anni di età e i lavoratori atipici. Queste agevolazioni riguardano in particolare i tassi di interesse bancari e le garanzie da apportare per la concessione di un mutuo finalizzato all'acquisto della prima casa. 

7) Bonus Arredi 2016: è stato prorogato a tutto quest'anno il bonus destinato alle giovani coppie che vogliono arredare casa. L'agevolazione fiscale permette di scalare dalle tasse fino al 50% dell'Iva pagata, per un massimo di 10 mila euro di spesa a patto di conservare scontrini e fatture.

Il papà resta a casa? Le esperienze (positive) di chi lo ha fatto

La letteratura è ampia e negli ultimi anni psicologi, antropologi e scrittori hanno lavorato molto per studiare e analizzare sotto molti punti di vista un fenomeno che agli occhi di alcuni pare ancora “strano” e atipico, quello dell'uomo che decide di occuparsi di casa e figli.

In realtà, più di un papà o di un marito che ha scelto o che si è ritrovato in questa situazione, alla lunga apprezza e coglie i vantaggi di poter stare più tempo con i suoi cari e contribuire alla vita della famiglia. 

È nata addirittura l'Asuc, l'associazione uomini casalinghi che racconta esperienze e vite degli associati. Un gruppo attivo dal 1985 come movimento, costituitosi in associazione nel 2002, con l'obiettivo di promuovere un nuovo ruolo dell'uomo, capace di gestire autonomamente la casa e i figli e capace di dialogare con le donne in un atteggiamento di condivisione e partecipazione agli oneri domestici. 

Oltre ciò, il web pullula di community e forum dove è possibile scambiarsi consigli e suggerimenti per affrontare al meglio il ruolo di padre, marito e casalingo. Alcuni di questi sono anche molto curiosi e divertenti - oltre che famosi – come la Washing Machine Collectors Club, letteralmente “club di collezionisti di lavatrici”.

Si tratta di una vasta community internazionale di appassionati di bucato, rigorosamente di sesso maschile. Tra essi c'è chi è specializzato in tecniche di lavaggio, in trucchi per smacchiare i capi oppure semplicemente in lavatrici e detersivi.

Chi non vorrebbe un aiuto così, in casa?