Assicurazione a scuola: la sicurezza dei tuoi figli prima di tutto

L'assicurazione scolastica è un tema molto delicato perché riguarda ciò che tutte le famiglie hanno più a cuore, ovvero la sicurezza dei propri figli durante le giornate trascorse a scuola. L’assicurazione scolastica è obbligatoria? Come si riconosce una buona assicurazione? Rispondiamo a tutte le domande che un genitore si fa relativamente all'assicurazione scolastica.

La scuola, pubblica o privata che sia, è il luogo in cui i nostri figli trascorrono almeno 200 giorni all’anno. È ovvio che per i genitori sia di fondamentale importanza sapere che i figli sono al sicuro,  anche in ambito extrascolastico, come ad esempio nel tragitto casa-scuola e ritorno.

Ecco perché l’assicurazione scolastica può diventare un valido strumento d’aiuto per le famiglie: è una spesa tutto sommato contenuta che permette di affrontare un imprevisto grazie ad un aiuto sia economico che pratico (es. servizi di assistenza).

Scuola e assicurazione obbligatoria

Per legge, tutte le scuole devono sottoscrivere un’assicurazione con l’INAIL per tutta la durata del periodo scolastico. È quella che chiamiamo assicurazione scolastica.

Questo contratto assicurativo però si limita a coprire solo le attività considerate più a rischio, cioè le attività di laboratorio e di educazione fisica: attività in cui ci si muove e quindi è statisticamente più probabile fare o farsi male. E infatti, anche se debitamente controllati, la maggior parte degli infortuni scolastici avvengono proprio durante le attività indicate.
Ma l’assicurazione obbligatoria non comprende le eventuali attività previste all’esterno della struttura scolastica. E quindi?

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Famiglie e assicurazione integrativa

In forma preventiva, gli istituti scolastici tendono a sottoscrivere delle polizze con assicurazioni private per cercare di coprire il maggior numero di infortuni che possono accadere durante le ore scolastiche e le responsabilità civili (per danni arrecati ad altri).

Questo tipo di spesa deve essere deliberata dal Consiglio di Istituto e proposta ai genitori, che sono però obbligati ad accettarla e pagarla. Quest’obbligo ha suscitato non poche ire delle famiglie con ridotte possibilità economiche perché se lo Stato impone l’obbligo scolastico fino ai 16 anni deve garantire la gratuità del diritto allo studio e non creare differenze tra gli alunni: più che altro una questione di principio, considerando che raramente la quota da versare supera i 10 euro.

Se l’istituto non dispone di un’assicurazione integrativa, i genitori degli alunni possono richiedere al Consiglio di Istituto di sottoscriverne una e valutare ogni dettaglio per evitare di ritrovarsi di fronte a spese non risarcibili. È bene specificare che i genitori possono richiedere in segreteria una copia del contratto assicurativo, durante il periodo scolastico.

 

Assicurazione scolastica e richiesta di rimborso

Nel caso in cui il frutto dell’esuberanza dei figli produca un infortunio e un danno (il più frequente è la scheggiatura dei denti), si può procedere con la richiesta di rimborso per ogni spesa sostenuta. In questi casi, il rimborso va richiesto direttamente alla compagnia assicurativa con cui l’istituto ha sottoscritto la polizza, usando i moduli disponibili in Segreteria.

Famiglie e contributo scolastico volontario

Negli istituti secondari c’è poi la novità del contributo volontario delle famiglie: un versamento che serve per la copertura di servizi specifici, come ad esempio i costi di pagelle e libretti di assenze, gite educative, utilizzo di laboratori e assicurazione obbligatoria per gli alunni. Ma spesso capita che tra le voci dei servizi se ne trovino di non meglio specificati. È bene ricordare che il contributo volontario non è obbligatorio e non è in alcun modo legato all’iscrizione scolastica dei nostri figli. Molte segnalazioni di richieste poco trasparenti da parte di alcuni istituti scolastici sono state recapitate al Ministero della Pubblica Istruzione, che ha quindi tenuto a specificare che le scuole devono informare in modo chiaro le famiglie sulla differenza tra contributi volontari e tasse scolastiche.
È stato anche necessario per il Ministero specificare che le somme raccolte tramite contributo volontario delle famiglie devono essere reinvestite nella scuola, quindi per ampliare l’offerta culturale, ma non sono utilizzabili per questioni di funzionamento ordinario o amministrativo. È quindi dovere dell’istituto e diritto delle famiglie puntare ad una documentazione trasparente con i dettagli dei contributi raccolti e della loro finalità.
Per questo motivo, la scuola non può e non deve fornire un bollettino postale con un unico beneficiario (l’istituto stesso): le tasse scolastiche devono essere versate infatti all’Agenzia delle Entrate (la ricevuta di pagamento serve poi in fase di dichiarazione dei redditi). In casi simili, le famiglie possono segnalare l’accaduto all’Ufficio Scolastico Regionale e una raccomandata con ricevuta di ritorno al Dirigente dell’istituto per dichiarare di voler pagare solo le tasse scolastiche.

Dichiarazione dei redditi e costi scolastici

Da quest’anno è cambiato anche il 730 ed è possibile detrarre i costi scolastici nella dichiarazione dei redditi. La detrazione del 19% per le spese per i figli a carico spetta a chi ha intestato il documento di spesa. Se è intestato ai figli la detrazione è al 50%, a meno che i genitori non si accordino diversamente.

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