Paternità per i liberi professionisti con partita Iva: cosa spetta al neo-papà?

Il congedo obbligatorio è previsto solo per i papà dipendenti. Ma cosa prevede la legge per i liberi professionisti?

Con l’approvazione della Legge di Bilancio del 2018, è stato confermato il congedo di paternità, un periodo di astensione “obbligatoria” dal lavoro che spetta al neo-papà in occasione della nascita di un figlio, affidamento o adozione, con qualche novità rispetto all’anno precedente.

Infatti a partire dal 2019 possono arrivare a 6 i giorni di astensione dal lavoro per prendersi cura del nuovo arrivato. 5 giorni sono obbligatori, mentre 1 resta facoltativo e soggetto a determinate condizioni. Tuttavia, tale diritto di garantire la propria presenza in famiglia in un periodo molto delicato spetta solo ai papà dipendenti.

L’astensione obbligatoria dal lavoro in caso di nascita, affidamento o adozione, entro e non oltre il quinto mese di vita del bambino o dal suo arrivo in famiglia, infatti, non spetta ai lavoratori autonomi o ai liberi professionisti.

Cosa si può fare, dunque, in questi casi?

Congedo papà per lavoratori autonomi o liberi professionisti

In totale, dunque, i giorni a disposizione per i papà al momento della nascita o dell’adozione diventano 6. Nonostante la nuova tendenza sia quella di dare maggiore spazio al ruolo del papà, la cui figura è diventata più attiva in termini di gestione del ménage familiare, il diritto di assentarsi dal lavoro senza perdere una parte di stipendio o senza dover utilizzare i giorni di ferie a disposizione spetta solo ai papà dipendenti.

Il lavoratore autonomo, in quanto datore di lavoro di se stesso, si suppone possa gestire più liberamente l’orario lavorativo.

Ciò è in parte vero, ma queste decisioni di solito vanno a discapito della remunerazione, essendo il compenso del lavoro autonomo vincolato alle ore in cui effettivamente si è produttivi. In parole povere il papà libero professionista può decidere di non lavorare per un dato periodo, ma in questo caso le perdite di guadagno non vengono riconosciute con un sostegno dello Stato.

Nonostante questo gap legislativo, che vale anche, in parte, per le madri lavoratrici autonome o libere professioniste (per le quali, oltre l’Inps, anche le varie casse professionali stanziano un monte per la maternità), la legge in materia è cambiata molto negli ultimi dieci anni e concede qualche spiraglio anche per questa categoria considerata da sempre come svantaggiata o non protetta al pari livello del lavoro dipendente.

Nello specifico, in alcuni casi il neo-papà con partita Iva può usufruire di alcuni benefici che normalmente spetterebbero alle madri.

Parliamo ad esempio della maternità, che può essere trasformata in paternità. In che modo? Il neo papà che lavora in proprio può assentarsi dal lavoro per il periodo concesso e ha diritto a ricevere, in questo caso, un’indennità pari all’80% della paga stabilita annualmente dalla legge in base al tipo di attività svolta.

Si tratta di casi molto specifici, tuttavia, che prevedono l’assenza della madre a ricoprire il ruolo di genitore di supporto, per motivazioni gravi e certificate. Vediamo nello specifico cosa dice la legge in vigore.

Paternità per i neo-papà liberi professionisti: quando possono usufruirne al posto della madre

L’indennità di paternità ai lavoratori autonomi è riconosciuta alle stesse condizioni e nella stessa misura prevista per la maternità a favore delle madri lavoratrici autonome, ma solo se:

·        Il papà che richiede l’indennità appartiene a una di queste categorie: artigiani; commercianti; coltivatori diretti, coloni, mezzadri; imprenditori agricoli a titolo principale; pescatori autonomi della piccola pesca marittima e delle acque interne, patto che la coniuge rientri nelle suddette categorie come dipendente o autonoma;

·        Esiste un affido esclusivo al padre per decesso o malattia grave della madre;

·        Il papà è iscritto alla gestione separata INPS o ad altra gestione INPS per lavoratori autonomi;

·        Il papà è in regola con il pagamento dei contributi.

Durata del congedo di paternità per i lavoratori autonomi

Ai papà lavoratori autonomi che rientrino nei requisiti sopra elencati spetta un periodo di astensione, con retribuzione pari all’80%, come di seguito specificato:

·        3 mesi successivi al parto o all’ingresso in famiglia, in caso di adozione e affidamento, se la madre è una lavoratrice autonoma;

·        3 mesi successivi al parto o all’ingresso in famiglia, in caso di adozione e affidamento, più eventuali giorni di congedo antecedenti al parto e non usufruiti dalla madre se questa è una lavoratrice dipendente.

Un altro dato importante è che la Legge di Bilancio del 2017 ha abolito l’obbligo di astensione dal lavoro durante il congedo di maternità/paternità. Pertanto, durante questo periodo, è possibile non interrompere del tutto l’attività lavorativa.

Un aiuto sostanziale per tutelare i tuoi bambini fin dai primi anni

In ogni famiglia l’arrivo di un bambino è un momento di sconvolgimento dell’ordinario: niente sarà più come prima: dai tempi, agli impegni, alla gestione delle piccole emergenze quotidiane.

Per i liberi professionisti che diventano papà le occasioni per stare insieme ai loro figli possono essere organizzate per tempo, in modo da conciliare in maniera più gestibile i tempi di vita e di lavoro. Questo implica il disegno di un piano preciso degli impegni quotidiani e della disponibilità a rispondere alle necessità di clienti e fornitori.

Al di là di ciò, bisogna prevedere anche un po’ di flessibilità per gestire quei piccoli disguidi che ogni nuova vita porta con sé: grazie a Protezione Junior, una polizza pensata apposta per tutelare i più piccoli nella vita di tutti i giorni, hai a disposizione un vero aiuto fattivo per i momenti di necessità.

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Conclusioni e consigli finali

Il congedo di paternità per i papà liberi professionisti non è un’opzione che – per il momento – la legge prevede. Solo in casi particolari e per assenze della madre, è riconosciuta una forma di congedo di paternità al posto della maternità.

Tuttavia, in situazioni più normali, è possibile essere vicini ai propri figli in tanti altri modi, magari organizzandosi per tempo, quando è possibile.

In ogni caso, proprio per i liberi professionisti che non hanno la possibilità di accedere, dopo la nascita, di congedi retribuiti specifici in caso di malattie o altri imprevisti che riguardino i figli, è consigliabile affidarsi all’aiuto di una polizza specifica per queste situazioni.

Fonti:

[1] https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=50585

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