Conciliare famiglia e lavoro, quando lo "smart work" aiuta le mamme

Chiedere un part-time e finire nella “black list” aziendale o spendere tutto per una baby sitter fissa? I dilemmi delle donne che non si arrendono trovano una soluzione nel lavoro a distanza.

Quando una donna diventa mamma, al di là dei cambiamenti del corpo, dell'umore o dello stile di vita, cambia soprattutto la percezione della quotidianità e ogni impegno – compresi quelli lavorativi – assume un'altra prospettiva.

Decidere cos'è prioritario, urgente, necessario, accessorio o inutile diventa magicamente semplice e migliora persino la capacità di gestire il tempo. Reazioni e trasformazioni istintive, che riportano alla naturalezza della maternità e alla meravigliosa (e misteriosa) essenza dell'essere donna. Un concetto che non tutte le aziende e i manager comprendono: essere anche mamma, oltre che donna e lavoratrice, dà una vera marcia in più.

Per questo, nel bel mezzo delle meravigliose trasformazioni che fanno di una donna anche una mamma, si trovano spesso questioni stressanti e complesse, connesse con scelte difficili che hanno a che vedere anche con la gestione presente e futura della quotidianità. In una frase? Conciliare famiglia e lavoro un binomio che troppo spesso diventa un'antitesi.

È l'Istat che nel dossier “Avere figli in Italia negli anni 2000” definisce “funambolico tentativo”, quello di “conciliare i diversi ruoli di lavoratrice, compagna, madre e figlia (quest’ultimo non trascurabile in un contesto di spiccato invecchiamento e di welfare carente)”.

Ma lavorare ed essere anche madre non è una scelta necessariamente difficile e traumatica.

Lavorare a distanza per stare di più in casa. Il telelavoro è un miraggio?

Flessibilità oraria, luoghi e postazioni operative che si possono scegliere, organizzazione autonoma delle giornate lavorative: un'immagine che sembra così lontana dal concetto italiano di “lavoro” che considerare il web e la distanza geografica una possibilità concreta e soddisfacente fa ancora sorridere più di qualcuno.

I nomi che sono stati dati in questi anni alla possibilità di lavorare a distanza sono diversi e non sempre hanno conservato accezioni positive. “Telelavoro”, “www work” e “www workers”, già difficili da scrivere e leggere, oppure “smart work” che ha avuto finalmente una sua attenzione legislativa.

Il 2015 ha segnato infatti una vera accelerazione e le persone che hanno la possibilità di lavorare da casa propria e/o in orari flessibili, sono sempre di più, complice anche un disegno di legge del governo (non ancora giunto ad approvazione, per la verità) che, sotto la definizione “lavoro agile” (smart work), ha previsto che si debba ricevere lo stesso trattamento economico, le stesse garanzie fiscali e gli stessi incentivi, anche lavorando da casa propria.

Ecco che lo smart work potrebbe essere una soluzione per molte donne e mamme nella gestione combinata delle attività domestiche e lavorative. Le aziende italiane che hanno adottato questa modalità sono soprattutto le più grandi e di preferenza le multinazionali che vengono già da un'esperienza nelle filiali estere “vecchia” di qualche anno (Il Corriere della Sera).

Fare in modo che i lavoratori possano gestirsi da sé non è solo un fattore di innovazione tecnologica, ma anche di benessere aziendale: l'impatto sulla produttività sembra essere molto positivo ché aumenterebbe almeno del 20%, quando il lavoratore ha la possibilità di svolgere alcune operazioni da casa sua.

Il web, un “posto felice” per molte lavoratrici autonome e “smart”

A fare da apripista in questo senso, le tante lavoratrici autonome del web che forse “smart” lo sono un po' per definizione. Si occupano di web marketing, di contenuti web, di assistenza e consulenza informatica a distanza, oppure hanno fatto tesoro delle proprie esperienze e messo al centro le proprie passioni, inventando il proprio lavoro. Come? Attraverso blog, social network e siti web che oggi sono diventati una fonte di informazione accessibile e molto considerata.

Sì, perché i social network e internet sono entrati nelle nostre vite e ne fanno parte integrante: dall'informazione alla banca, a servizi di assistenza medica, psicologica, tecnica, fino all'università e alla formazione che diventano sempre più telematiche (e molto altro), viviamo oggi il web come una finestra della nostra vita. Usiamo il web tramite il cellulare per trovare la strada, il negozio più vicino, la ricetta della torta di mele, l'assicurazione più conveniente.

Internet è il nostro assistente e c'è, voglio dire, esiste certamente qualcuno che si occupa di far funzionare ogni singola componente che utilizziamo e di rispondere alle domande che poniamo.

Questa finestra si è dunque trasformata in cento, mille possibilità concrete di lavoro e per quanto alcuni continuino a scuotere la testa e a non comprendere come una postazione pc e un wifi bastino per trasformare un tavolo da pranzo in ufficio, il 34% dei manager radunati al Global Leadership Summit di Londra ha affermato che entro il 2020 la metà dei dipendenti lavorerà in remoto1, ovvero a distanza.

Conciliare famiglia e lavoro con lo smart work

Una evoluzione che occorre seguire con una formazione adeguata: potrebbe essere la chiave di volta e far diventare una congiunzione quella che oggi obbliga tante donne a scegliere solo una parola tra “lavoro” e “famiglia”.

Le caratteristiche per diventare un lavoratore “smart”

Tutti sono pronti a diventare smart workers. Basta solo essere pronti ad affrontare qualche piccolo cambiamento mentale, a mettere da parte per un attimo l'abitudine di considerare il lavoro come quel trittico composto da luogo, postazione e colleghi, che ne identificano comunemente la sostanza (“Che lavoro fai?” “Lavoro al Comune” ...).

Lo “smart work” dirada molto quello schema rigido di rapporti gerarchici e rende il lavoratore molto più autonomo e responsabile: “Da una concezione di lavoro passivo si passa ad una concezione di lavoro propositivo, dove il lavoratore comprende, coordina, programma, inventa.”1 Si tende a lavorare per obiettivi dividendo il lavoro in tappe, si creano con più facilità gruppi di lavoro trasversali.

Naturalmente per essere più efficienti è necessaria una conoscenza di base degli strumenti informatici e di qualche programma specifico che possa agevolare il lavoro, tutte cose che si possono imparare con buona volontà e qualche corso. L'assenteismo? A lungo andare non avrà più senso e chi è più capace e più veloce avrà semplicemente più tempo per sé.

Più tempo per sé e per la propria famiglia: obiettivo raggiunto

Se è il problema che ti ponevi da principio, ecco che l'evoluzione stessa della società ti fornisce una risposta adeguata e idealmente risolutiva. Naturalmente non tutti i lavoratori avranno la possibilità di scegliere immediatamente una modalità “smart” di lavoro, tuttavia non è escluso che già i tuoi figli non avranno più di questi problemi.

Sì, ci vorrà del tempo: le trasformazioni migliori sono lente.

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