Gli adolescenti e il desiderio di indipendenza

Durante l'adolescenza i figli manifestano per la prima volta un forte desiderio di indipendenza. Serve quindi sapersi destreggiare con i loro frequenti cambi di umore, per non ridurre il rapporto con loro ad uno scontro continuo.

I ragazzi, nella delicatissima fase dell'adolescenza, sperimentano l'alternarsi di diversi stati d'animo, spesso in contraddizione tra loro che li portano ad avere comportamenti e atteggiamenti opposti, ambivalenti e assurdi (almeno per noi adulti). Tra questi, il desiderio di indipendenza è molto forte e spesso si trova a fare i conti con l'esigenza dei genitori di porre dei limiti. Ecco alcuni consigli su come gestire questa fase particolare dei nostri ragazzi senza cancellare i loro sogni.

A tutti i genitori farebbe comodo una ricetta magica valida per affrontare la fase dell'adolescenza dei figli, ma purtroppo siamo abbastanza certi che non esista una via d'uscita sempre efficace e riutilizzabile in tutti i rapporti.

Di fatto, nella maggior parte dei casi, assistiamo al netto cambiamento dei nostri "adorabili pulcini" in ragazzini scontrosi e conflittuali, le discussioni per la conquista di nuovi diritti e autonomia si moltiplicano e ci si ritrova a dover ricontrattare i ruoli perché l'accettazione dell'evidenza dei genitori e l'individualità dei figli possano uscire allo scoperto.

Oggi questa fase sembra arrivare un po' troppo in anticipo sulla naturale tabella di marcia: sarà per la limitata presenza dei genitori, sarà per la ridotta autorevolezza della scuola, sarà per i compagni di vita, sarà per le poche regole di società che ormai guidano le nostre esistenze, ci ritroviamo a cospetto dei primi segni di insofferenza già dai primi anni di scuola media.

Perché l'adolescenza può trasformarsi in un periodo di scontro?

Il primo pilastro che dà segni di cedimento con l'arrivo di questa fase evolutiva è l'autorità dei genitori: i figli cominciano a vederli come essere umani, capaci di sbagliare, persone con pregi e difetti e per questo cominciano a mettere in discussione ogni singola opinione, ogni punto di vista, (ri)cominciano l'era dei perché votata a mettere a nudo la personalità dei genitori per dimostrarne la fallibilità.

I genitori non sono più dei modelli di riferimento da seguire e accettare, ma da mettere in discussione e confrontare con se stessi, prima, e con il resto del mondo, dopo.

In realtà, l'adolescenza dei figli è un momento di crescita e maturità anche per i genitori. E se i genitori non saranno pronti e aperti alle critiche, lo scontro sarà intenso e doloroso.

Più si rimane sulla scia del "perché è no e basta" o del "tu fai quello che ti dico io", più lo scontro sarà sterile e conflittuale: le parti reagiranno evitando i conflitti, imponendo la propria volontà o subendo quella dell'altro. Genitori e figli si troveranno a viaggiare su binari paralleli e la comunicazione e il rapporto tenderanno ad annullarsi.

Più si cerca di battere la via del dialogo, dell'ascolto e della considerazione reciproca, più l'incontro tra le parti sarà un momento di arricchimento, conoscenza, maturazione ed equilibrio familiari.

Giocare al tiro alla fune

Secondo lo psicoterapeuta e scrittore Alberto Pellai, giocare al tiro alla fune con i propri figli aiuta a capire meglio come comportarsi (e lui di figli ne ha cresciuti quattro!).

Nel tiro alla fune tra un adulto e un ragazzino è quasi ovvia la facile vittoria per l'adulto: fuor di metafora, questo comportamento si traduce nel voler mantenere i figli all'ubbidienza e nell'impossibilità di sbagliare e fare nuove esperienze. Invece sarebbe meglio tirare la fune con decisione solo nelle occasioni realmente pericolose per i figli: durante l'adolescenza, ci si può ritrovare in diverse situazioni in cui un "no" terapeutico, fermo e deciso, è meglio di inutili discussioni.

Anche far vincere sempre i ragazzi non è la scelta migliore: gli adolescenti hanno bisogno di sperimentare i loro limiti e le loro capacità, ma per farlo al meglio hanno bisogno di una guida, di un punto di riferimento fidato e affidabile che intervenga in caso di bisogno.

La scelta migliore sta nel giocare, mollando e tirando la fune in base alle situazioni, prediligendo sempre un confronto coi ragazzi per capire il loro punto di vista (interpretando paure e timori nei confronti dei compagni) e il prezzo emotivo che la scelta stessa comporta.

Ad esempio, capita spesso che i ragazzi vogliano organizzare una festa e chiedano di poter avere casa libera. Un buon compromesso, in situazioni simili, può essere raggiunto dai genitori promettendo casa libera per qualche ora, con un paio di incursioni programmate per assicurarsi che la festa prosegua nel modo migliore (con la scusa di salutare e/o portare cibo e bevande fresche ai partecipanti). In questo modo l'adolescente si sente responsabilizzato ma non abbandonato e il genitore può prevenire spiacevoli situazioni.

Negoziare le ricompense

"Ce l'hanno tutti i miei compagni" e "lo fanno tutti i miei amici" sono le due frasi che un genitore si trova spesso come unica risposta alle sue domande (è la versione adolescenziale del classico "perché no e basta"): ma non per questo si può escludere la fase di contrattazione.

Il confronto e il dialogo devono sempre essere presenti nel rapporto: fanno parte del cammino di maturità graduale.

Ad esempio, se l'adolescente chiede di poter andare in vacanza in coppia tra fidanzati, si può pensare di proporre una vacanza di qualche giorno con la famiglia (di lei o di lui, non importa) lasciando magari degli spazi in cui poter stare da soli o con gli amici. In questo modo il carico di responsabilità è ridotto ma la sensazione di maturità è al massimo.

Di cosa hanno bisogno gli adolescenti

Come sostiene anche l’autorevole Riza.it, fondato da Raffaele Morelli psicoterapeuta e scrittore, gli adolescenti hanno bisogno di immagini guida da utilizzare come riferimenti per la costruzione del sé del futuro: una passione da seguire, un progetto da realizzare o una visione professionale. E la funzione dei genitori in questa fase è proprio quella di aiutare i figli a trovare queste immagini, mettendo però da parte i rimorsi, i rimpianti e le “scelte sbagliate” che hanno segnato la loro vita.

L’unica soluzione al delicato rapporto genitori-figli è il dialogo e la voglia di crescere insieme, migliorandosi a vicenda.

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