Congedo di paternità: come funziona in Italia e come in Europa

Una nascita impone una riorganizzazione familiare che include anche i papà. Infatti, anche l’Italia si sta adeguando nel riconoscimento dell’importanza della presenza paterna nei primi momenti di vita del bambino. Ecco come funziona il congedo di paternità nel nostro Paese e come all’Estero.

A gennaio di quest’anno, il Consiglio Europeo e il Parlamento dell’UE hanno raggiunto un traguardo importante per il cosiddetto “Work Life Balance”: è stato infatti firmato un accordo che permette di conciliare meglio vita privata e vita lavorativa soprattutto in riferimento ai neo-papà.

Si tratta di un traguardo storico: erano quasi trent’anni (dal 1992) che l’Europa chiedeva a tutti gli Stati membri di adottare delle regole specifiche per permettere una maggiore partecipazione paterna ai primi momenti della vita di un figlio. Ora, entro 3 anni dall’approvazione definitiva, l’intera area EU dovrà adattarsi.

Congedo di paternità e congedo parentale: novità del 2019

Parliamo, nello specifico, di congedo di paternità esclusivo, ovvero dei giorni di assenza giustificata e retribuita che spettano al solo padre e che non sono “cedibili” alla madre. Esiste infatti un più generico congedo parentale che può essere goduto da uno dei due genitori ed è solitamente frazionabile.

Il congedo di paternità è una tematica che vede l’Italia – dal 2019 – in una situazione meno limitativa rispetto ad altri Paesi europei e rispetto al suo passato recente. Con la Legge di Bilancio di quest’anno sono infatti cambiate le regole per i neo-papà lavoratori.

In Italia i padri possono assentarsi per massimo 6 giorni dopo la nascita del loro bebè: per 5 giorni obbligatoriamente, per 1 in via facoltativa. Le leggi precedentemente in vigore erano più restrittive: 3 giorni al massimo, di cui solo 1 obbligatorio.

Ecco che l’accordo europeo da un lato, e le nuove leggi nazionali dall’altro, sono un passo importante per recuperare terreno: entro breve il nostro Paese dovrà allinearsi alle nuove regole che permetteranno ai papà di astenersi dal lavoro, dopo la nascita o l’adozione di un figlio, per almeno 10 giorni con una paga adeguata a mantenere uno standard di vita accettabile.

Ma vediamo nel dettaglio cosa dice l’accordo e qual è la situazione attuale in Italia e in altri Stati membri.

Congedo di paternità e nuove regole dall’Europa: cosa dice l’accordo

Un comunicato ufficiale del Parlamento Europeo, ha chiarito i termini dell’accordo [1].

Le nuove regole per il congedo di paternità e dunque per la conciliazione del tempo di vita e lavoro, prevedono 10 giorni di congedo normalmente retribuiti. Oltre ciò, il papà alle prese con un nuovo arrivo in famiglia, potrà godere di ulteriori 2 mesi di congedo (facoltativo e non trasferibile all’altro genitore) pagati non meno della retribuzione per malattia.

In particolare, il congedo facoltativo va nella direzione di creare delle condizioni per distribuire le responsabilità di accudimento e cura fra entrambi i genitori, senza pesare necessariamente sul ruolo materno. Oltre ciò, è anche mirato a migliorare l’assistenza e la collaborazione familiare, un elemento che è stato dimostrato essere importantissimo anche per limitare gli episodi di depressione post-partum.

Il fatto che l’Europa abbia stabilito che questi periodi di astensione dal lavoro debbano essere retribuiti, favorisce anche il mantenimento di un normale tenore di vita dopo un evento che fa aumentare le necessità: fino a oggi era impensabile per un neo-papà scegliere di sospendere le sue attività lavorative volontariamente, rinunciando a entrate (spesso le più corpose del bilancio familiare) proprio nel momento in cui c’è bisogno di più disponibilità economica.

Questi provvedimenti, come si legge nel comunicato, sono stati previsti per andare incontro alla vita dei bambini e al benessere della famiglia, accogliendo da un lato un naturale cambiamento della società e, dall’altro, promuovendo l’uguaglianza di genere.

Congedo di paternità e situazione attuale in Europa

Congedo parentale e retribuzioni

In tutti gli Stati membri esiste una forma di congedo parentale (che riguarda sia il padre che la madre e non va confuso, quindi con la paternità) prevista dalla legge.

Nella maggior parte dei Paesi esiste una retribuzione associata al periodo di astensione dal lavoro [2]: a volte è una quota fissa, a volte una percentuale dell’ultima busta paga. In alcuni Paesi non è previsto un sostegno economico (tra gli altri, Olanda, Spagna e UK).

Congedo di paternità, retribuzioni e durata negli Stati europei

Il congedo di paternità, cioè i giorni che spettano solo al papà, è previsto in quasi tutti gli Stati europei.

In alcuni casi, questa misura specifica non esiste – come per la Germania – ma viene compensata da congedi parentali ampiamente retribuiti (67% dello stipendio) e lunghi fino a 14 mesi (da condividere con la mamma).    

In termini di durata, il congedo di paternità varia molto a seconda dei giorni concessi: il Paese più generoso d’Europa è il Portogallo che obbliga i neo-papà a stare a casa con la famiglia per almeno 20 giorni. In molti Stati il papà è obbligato a restare a casa per soli 2 giorni. Spesso, tuttavia, è possibile godere di alcuni giorni di astensione facoltativa che compensano (anche se con retribuzione ridotta) l’assenza di un obbligo vero e proprio.

Per il congedo di paternità esclusivo, dove esiste, la retribuzione è variabile.

In Italia viene pagato dall’Inps (più precisamente dal datore di lavoro che viene poi rimborsato) ed è al 100% per i 6 giorni concessi (5 obbligatori e 1 facoltativo).

Congedo di paternità oggi: si sceglie specialmente se esclusivo e obbligatorio

Dai dati disponibili, si nota immediatamente che in tutti quei Paesi dove il congedo di paternità è un diritto individuale, i neo-papà ne fanno richiesta con più frequenza. Questo significa che quando la possibilità di restare a casa con il piccolo non è esclusiva (il caso del congedo parentale) sono soprattutto le mamme a usufruirne.

Un altro criterio-chiave per andare verso una politica di maggiore parità nei ruoli familiari è il criterio di obbligatorietà: per i papà di tutta Europa, il congedo rappresenta oggi una opzione facoltativa. Solo il Portogallo ha già introdotto l’obbligatorietà dell’astensione dal lavoro dopo una nascita anche per il padre (20 giorni), insieme al Belgio (3 giorni) e oggi all’Italia (5 giorni). In tutti gli altri Stati, i padri possono scegliere di restare a casa con differenti trattamenti economici.

In Italia, nella maggior parte dei casi, sono le donne a beneficiare dei congedi parentali, ma la percentuale dei papà che richiedono di astenersi dal lavoro nei primi mesi di vita del bambino è in crescita da alcuni anni. Secondo i dati diffusi dall’Inps e riportati dallo studio della European Fundation for the Improvement of Living and Working Conditions [2], gli uomini rappresentano l’11% del totale dei beneficiari del congedo parentale (dati 2012).

I dati sono confermati dall’Istat [3] che ha rilevato che, nello stesso anno, l’8,8% dei congedi parentali è stato concesso ai padri, con figli di meno di 8 anni.

La situazione nel resto d’Europa, specialmente se si prendono in esame gli stati del Nord, vede il nostro Paese in svantaggio da questo punto di vista: secondo la Swedish Social Insurance Agengy, nel 2013 il 45% dei papà svedesi ha scelto di restare a casa per accudire il neonato.

In Slovenia il congedo di paternità è una possibilità che è stata sfruttata dai tre quarti dei neo-papà: oltre 15 giorni di astensione dal lavoro che ha interessato il 78% delle famiglie.

Nella vicina Spagna, secondo l’Instituto Nacional de la Seguridad Social il tasso di richieste di congedo di paternità si è mantenuto abbastanza stabile negli anni: circa 80-85 pratiche, ogni 100 per maternità.

Le spalle del papà si fanno più forti: la famiglia cresce

Quando in casa arriva una nuova vita le esigenze della famiglia cambiano e lo sguardo si allunga. Viene naturale pensare agli anni successivi, figurando il momento in cui il piccolo andrà a scuola, quando farà le prime esperienze importanti, quando prenderà la patente.

Si tratta di un processo molto naturale che prepara la famiglia ad accogliere i cambiamenti che si succederanno a ritmo vorticoso. Ai papà (e alle mamme) si richiedono spalle forti, emotivamente prima e praticamente poi, pronte a sostenere il futuro che cresce.

Ecco perché è importante tutelare i figli sin dai primi momenti e pensare a una forma di supporto anche in tua assenza, specie se il tuo è il reddito principale. In questo senso una polizza vita come MetLife Libera Mente Special è la forma più semplice di protezione, con un costo contenuto ma con un impatto concreto in caso di difficoltà. Con meno di 10 euro al mese, infatti, puoi mettere a disposizione dei tuoi cari un capitale sostanzioso (a tua scelta, nei limiti dei massimali indicati in polizza e che può raddoppiare in caso di incidente stradale), disponibile subito senza spese successorie, impignorabile e insequestrabile. 

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Fonti per questo articolo:

[1] http://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20190124IPR24213/parliament-and-council-agree-on-measures-to-reconcile-career-and-private-life  

[2] https://www.eurofound.europa.eu/sites/default/files/ef_publication/field_ef_document/ef1508en.pdf

[3] https://www.istat.it/it/archivio/123078