Sport individuale o di squadra? La scelta migliore per i bambini

Si sa, lo sport è fondamentale per i bambini. Ma spesso ci si trova a dover decidere se sia meglio optare per uno sport di squadra che favorisce la socializzazione o uno sport individuale. Ecco i pro e i contro delle due scelte.

Lo sport giusto per tuo figlio: Individuale o di squadra? Ecco cosa considerare prima di scegliere.

Lo sport individuale tende a rinforzare il narcisismo del bambino e può rivelarsi troppo competitivo e stressante se il bambino in questione ha difficoltà a gestire le sconfitte” - sostiene la psicologa Veronica Arlati .

Di contro, lo sport di squadra tende a favorire l’aggregazione, le relazioni, oltre che le capacità sociali e di collaborazione. Sono più facilmente affrontabili dai bambini più piccoli perché vivibili come un vero e proprio gioco.”

Il ruolo dei genitori

La questione di fondo è che, quando un bambino si trova chiamato a dover scegliere quale sport praticare, viene influenzato da tutta una serie di motivazioni, personali e non, che non sono le sue. Spesso sono i genitori a “imporre” al figlio di praticare lo stesso sport che loro stessi hanno praticato in gioventù.

Invece i parametri da tenere in considerazione per una corretta valutazione dell’attività fisica più adatta dovrebbero essere altri: predisposizione e attitudine personale del bambino, insicurezze (note e ignote), prospettive fisiche, psicologiche e cognitive di ogni disciplina.

In realtà, secondo lo psicologo Marco Dieci, in una elevata percentuale di casi, la scelta del figlio ricadrà sullo sport “di moda” o su quello suggerito (perché praticato) dai compagni di scuola e amici. Da genitore, consideralo pure un “momento di crescita” per tuo figlio: imparerà a pagare le conseguenze di scelte frettolose e superficiali. Servono anche queste esperienze per maturare: evitarle significa renderlo più debole.

Magari se tuo figlio è introverso o ha poca fiducia nelle sue capacità puoi fargli provare qualche sport individuale per infondergli coraggio e farlo sentire più sicuro. Senza però “imporre” da subito mete e traguardi, né alimentare una eccessiva competitività. Se invece il bambino ha un carattere vivace, irrequieto, estroverso (e magari ha qualche difficoltà nelle fasi di concentrazione), puoi indirizzarlo verso uno sport di squadra che gli insegnerà che raggiungere un obiettivo comune è frutto della collaborazione e dell’equilibrio tra ruoli diversi, ma ugualmente importanti“ - sostiene lo psicologo Marco Dieci su Mente&Cervello.

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La predisposizione del bambino

Ma anche questa classificazione, in realtà, non basta. C’è qualcosa in più da valutare: si chiama bisogno di chiusura cognitiva (BCC), è calcolabile a livello scientifico (con un test chiamato Need For Closure Scale, realizzato dallo psicologo cognitivo Arie Kruglanski) ed è in grado di dirci esattamente se siamo più portati per uno sport individuale o di squadra.

La chiusura cognitiva è una condizione mentale: è il desiderio di ottenere una risposta chiara e definitiva dall’ambiente che ci circonda, nella situazione in cui ci troviamo. Semplificando, quando ci sentiamo incerti e insicuri, siamo portati a trovare informazioni che possano ridurre il nostro senso di incertezza. E queste informazioni acquisite, nel tempo, diventano parte di noi e parte integrante di pensieri e convinzioni che ci contraddistinguono dagli altri.

Avere un maggior bisogno di chiusura cognitiva è tipico di persone (anche bambini) che praticano sport individuali, mentre quelle che praticano sport di gruppo manifestano valori minori di BCC, perché lo scopo del bisogno di chiusura cognitiva è di creare una realtà coerente e condivisa con un gruppo - secondo le ricerche e i test di Shah, Kruglanski e Thompson (1998). Quindi la scelta tra sport di squadra e individuale chiama in causa anche la modalità di apprendimento e l’approccio mentale che i ragazzi hanno nell’affrontare la situazione.

Ad esempio, una grossa differenza tra uno sport individuale e uno di squadra sta nel senso di responsabilità: nel primo caso il bambino compete da solo con sé stesso (può vincere o perdere), nel secondo si lavora in gruppo, quindi responsabilità e merito sono equamente condivisi con gli altri.

Altra differenza rilevante è che lo sport di squadra valorizza la dimensione del gioco, mentre lo sport individuale predilige la dimensione della disciplina.

Conclusione: forse non è necessario scegliere

Come ricorda lo psicologo Marco Dieci infatti: “La pratica contemporanea di uno sport individuale e di uno sport di squadra può formare tuo figlio in modo più completo anche da un punto di vista cognitivo, psicologico e motorio”. Sembra confermare questa prospettiva Alberto Cei, psicologo dello sport all’Università di Tor Vergata: “Entrambi sono educativi anche se rafforzano aspetti diversi della personalità. La squadra stimola più il senso di collaborazione e condivisione di un obiettivo comune. D'altro canto lo sport individuale rafforza l'autonomia mentale, l'assunzione di responsabilità: imparare ad accettare l'errore visto che non c'è possibilità di condividerlo è un fatto innegabilmente molto positivo”.

Molto probabilmente i tuoi figli proveranno più di uno sport prima di trovare quello che fa davvero per loro. Questi suggerimenti ti aiuteranno ad avere un dialogo più costruttivo con loro e a capire insieme cosa non ha funzionato.